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giovedì 8 gennaio 2015

Grecia: come sopprimere una democrazia

La bandiera della Grecia,
 sgretolata dall'euro
I FATTI:

23-04-2010 - Richiesta d'aiuto - Il governo greco richiede all'Unione Europea e al FMI l'attivazione di un pacchetto d'aiuti con un prestito iniziale di 45 miliardi di euro

27-04-2010 - Il declassamento - Standard & Poor's declassa il debito sovrano della Grecia a BB+ , detto anche "junk" status. Gli investitori perdono tra il 30 e il 50% dei loro soldi. Dopo l'annuncio l'Euro viene svalutato.
Carta della Grecia.

01-05-2010 - Inizia l'austerity - Il parlamento greco approva il piano di austerity. Il giorno successivo le nazioni dell'eurozona e il Fondo monetario internazionale approvano un prestito triennale di 110 miliardi di euro con un interesse del 5.5%. Le agenzie di rating declassano ancora la Grecia ad uno status minore rispetto al precedente "junk"

02-05-2010 - Piano di austerity - Papandreu lancia il piano di austerity dopo l'accordo con la Commissione Ue, Bce e Fmi. Il piano prevede l'erogazione di 30 miliardi di euro in 3 anni.
Angela Merkel co a fianco
 George Papandreou
George Papandreou è il terzo primo ministro della dinastia politica Papandreu. George è figlio dell'ex primo ministro greco Andreas Papandreou (fondatore del Pasok al termine del regime dei colonnelli) e nipote di Geórgios Papandréu (primo premier della Grecia al termine dell'occupazione nazista nel 1944). Nato negli Stati Uniti da madre americana, George Papandreou si laurea in sociologia dopo aver studiato ad Harvard, in Svezia e a Londra. Diviene deputato al Parlamento Ellenico al momento in cui il padre Andreas è nominato primo ministro. È stato ministro della Pubblica Istruzione e degli Affari Religiosi per due volte (1988-1989 e 1994-1996). Nel 1999, sottosegretario agli esteri, sostituisce il ministero degli esteri in carica, dimessosi a seguito dell'affare Öcalan. È ministro degli Esteri dal 1999 al 2004. Nelle elezioni del 2004 e in quelle del 2007, Papandreou, ha sfidato come capo dell'opposizione il primo ministro in carica Costas Karamanlis, uscendone sconfitto entrambe le volte. George Papandreou si impegna a rinnovare il Pasok, trasformandolo dal movimento socialista-satrapico ereditato dal padre in un tentativo di modernizzazione della sinistra all'avanguardia in Europa. Secondo David Miliband, ministro degli esteri inglese del Labour, il Pasok è «una delle ispirazioni per la sinistra europea». Tra le altre cose, Papandreou ha cercato di mettere in pratica, nella vita del partito, le teorie della democrazia deliberativa. Papandreou è diventato presidente dell'Internazionale Socialista nel 2006. Alle elezioni parlamentari del 2009 ha sconfitto Costas Karamanlis, presidente uscente e dimissionario di un governo di centro-destra, ottenendo col Pasok il 43% dei voti e 160 seggi su 300 all'Assemblea Nazionale, confermando il sorpasso del Pasok su Nuova Democrazia, già manifestatosi nelle Elezioni europee del 2009. Il nuovo governo di George Papandreou si insedia il 6 ottobre 2009.

Il cartello di una manifestante
04-05-2010 - Sciopero nazionale - I lavoratori pubblici scioperano per 48 ore.

05-05-2010 - Sciopero nazionale - Tre persone vengono uccise durante un attacco incendiario ad una banca.

20-05-2010 - Nuove proteste - Migliaia di lavoratori protestano ad Atene contro i tagli delle pensioni e dei salari. La 24 ore di sciopero generale indetto da GSEE e ADEDY, due dei più grandi sindacati del paese, coinvolge scuole statali, trasporti pubblici e uffici governativi. Il Parlamento si troverà poi ad approvare una revisione del sistema pensionistico statale sotto i termini della bail-out. La legislazione comprende proposte per innalzare l'età pensionabile a 65 anni per uomini e donne a partire dal 2013 e di ridurre i pagamenti delle pensioni.

Pensioni a rischio in Grecia
07-07-2010 - Riforma delle pensioni - Il Parlamento approva la riforma delle pensioni, un obbligo espresso nel patto stretto con l'Unione europea e il Fmi. La soglia del pensionamento per le donne sale a 60 anni, per gli uomini a 65

28-01-2011 - Lucas Papademos, che è stato vicepresidente della Banca Centrale Europea dal 1º giugno 2002 al 31 maggio 2010, cerca il sostegno dei leader dei partiti per le riforme che la Grecia deve negoziare.

23-05-2011 - Privatizzazioni - La Grecia lancia una campagna di privatizzazione. Il traguardo è di far entrare nelle casse 50 miliardi di euro entro il 2015 per ridurre il debito

28-01-2011 - Extra austerity - La Grecia sceglie di allungare lo stato di austerity fino al 2015 per tagliare il deficit e contiunuare ad accedere agli aiuti
Nuovi fondi: Il Fondo monetario internazionale approva l'esborso di 3.2 miliardi di euro

13-06-2011 - Downgrading - La Grecia riceve il rating più basso nel mondo da B a CCC

17-06-2011 - Il Rimpasto - Papandreou rimescola il governo, nomina Evangelos Venizelos, il suo rivale principale nel partito, come nuovo ministro delle finanze. Il nuovo gabinetto ottiene la fiducia del Parlamento il 22 giugno.

George Papandreou  (è  quello in fronte
 abbracciato più alto)
29-06-2011 - Vittoria di Papandreu - Papandreou conquista la maggioranza parlamentare nel voto a favore del piano quinquennale di austerity ed accede ad ulteriori fondi

21-07-2011 - Euroleaders - I leader dell'Euro zona acconsentono al rilascio del secondo pacchetto d'aiuti con 109 miliardi di euro extra e maggiori contributi ai bondholders di circa 50 miliardi entro la metà del 2014.

02-10-2011 - Deficit - La bozza del bilancio annuncia che la Grecia non raggiungerà il target del deficit fissato appena qualche mese prima. Il piano di bilancio del 2012 viene approvato dal governo stimando il deficit all'8.5 % del PIL per il 2011

02-10-2011 - Proteste violente ad Atene durante lo sciopero generale - Il governo greco approva maggiori misure di austerity

27-10-2011 - Grecia a perdere - I leader dell'Eurozona raggiungono un accordo con le banche e assicurazioni affiché accettino il 50% di perdita sui loro bond greci in modo da ridurre il debito del paese

31-10-2011 - Referendum - Papandreou indice un referendum sull’ultimo salvataggio senza consultare i leader europei. Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel dicono a Papandreou che Atene non riceverà altri aiuti economici fino a quando non approverà gli impegni nei confronti dell’Eurozona

04-11-2011 - Nessun referendum - Dopo intense pressioni da parte dei leader europei, il governo greco conferma l’abbandono dei piani referendari

05-11-2011 - Ancora salvo - Papandreou sopravvive al voto di fiducia in parlamento, evitando le elezioni anticipate

06-11-2011 - Opposizione - Papandreou sigla un accordo con l’opposizione per formare una coalizione che approvi il piano di salvataggio prima delle elezioni. L’accordo prevede le dimissioni di Papandreou.

09-11-2011 - La fine di Papandreou - I politici greci trovano l’accordo sul nuovo governo, Papandreou si dimette

Lucas Papademos
10-11-2011 - Il Nuovo Ordine - Lucas Papademos è posto alla testa della nuova coalizione. Dice che la Grecia implementerà il piano di salvataggio prima di andare a elezioni.
Lucas Papademos, è stato vicepresidente della Banca Centrale Europea dal 1º giugno 2002 al 31 maggio 2010. Tra il 7 e l'8 novembre 2011 le principali forze politiche greche, Socialisti e Nuova Democrazia, si sono accordate sulla nomina di Papademos a nuovo Primo ministro, dopo le dimissioni dell'esecutivo guidato da George Papandreou. Il 10 novembre 2011 è stato nominato primo ministro greco, il giorno dopo ha giurato come capo del nuovo governo transitorio, che ha anche ottenuto l'appoggio della destra confessionale

24-11-2011 - Samaras - Il fondo monetario internazionale saluta il giuramento di Antonis Samaras, leader del nuovo partito democratico, che appoggia l’accordo per il salvataggio

Un Pope, organizzato,
alla manifestazione 
01-12-2011 - Scontri 1° dicembre - Il primo dicembre i sindacati convocano uno sciopero generale di 24 ore per mettere alla prova la tenuta della nuova coalizione

06-12-2011 - Al Parlamento - Sfocia nella violenza la protesta di fronte al parlmento greco. Molti manifestanti feriti, 38 persone vengono arrestate

07-12-2011 - Ancora austerity - La nuova coalizione approva un deficit di bilancio rivolto a tagliare il 5,4% del PIL e generare un surplus, un passo fondamentale questo per ridurre il debito greco.

13-12-2011 - Evangelos Venizelos - Il debito pubblico greco è aumentato del 5.1 % nei primi 11 mesi del 2011, ha dichiarato il ministro dell'economia Evangelos Venizelos

Altre nubi fosche sul
Partenone di Atene
18-12-2011 - Nuova allerta - Il Fondo monetario internazionale ha dichiarato che le riforme sono lente e in ritardo rispetto alla pianificazione.

06-02-2012 - Attacco Merkel - La Merkel ha spronato la Grecia ad accettare con urgenza i duri termini dettati dall'Unione europea e Fmi per i nuovi aiuti. Venizelos, che ha incontrato ancora una volta gli istituti di credito, avverte che la posta in gioco è in aumento.

09-02-2012 - L'Europa - Dopo diversi ritardi e un colloquio notturno tra i tre leader dei partiti di coalizione greci e gli ispettori dell'Unione europea e Fmi, si è raggiunto un accordo. La disoccupazione è salita al 20.9%, un nuovo record. I ministri dell'economia dell'Eurozona hanno richiesto nuovi sforzi alla Grecia e una votazione parlamentare prima di concedere i nuovi aiuti.


Atene 12-02-2012: Per il Video dell'assalto a una banca, clicca QUI

"Mi vergogno per come l'Europa si sta comportando con la Grecia. Si può indurre un Paese al rigore ma non si può ucciderlo e massacrare gente comune. Non si può assistere indifferenti ad uno scempio del genere. Tanti che ora predicano la virtù hanno guadagnato dai vizi e hanno fatto profitti dal debito greco. I greci sono europei, è ora che l'Europa riprenda il tratto di solidarietà che è suo e che dalle forze progressiste venga una voce forte". Così Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, nel corso di un'intervista di Youdem Tv.

 Atene 12-02-2012: Per il Video dell'assalto al Parlamento, clicca QUI 

RASSEGNA STAMPA:
TAGLI E TASSE INVECE DI RIFORME, così la cura greca della troika (Fondo monetario internazionale, Banca europea e Commissione europea) crea recessione e gonfia il debito, di Marcello De Cecco, da Repubblica, 12 febbraio 2102: NON C'É ALTERNATIVA - Il primo ministro Papademos dice che, se la soluzione approvata dal governo non fosse approvata dal Parlamento, ne seguirebbe l'immediata bancarotta sia del governo che delle banche, con e chiusura di banche e uffici governativi, stop agli stipendi, ai salari, fallimento di imprese. Quindi, non c'è alternativa.
Cartina dell'Unione Europea dal 2007
al 2012 con  27 Stati.
TRA RECESSIONE E DEPRESSIONE - L'Europa è infatti entrata nella seconda fase della recessione iniziata a fine 2008 e repressa, temporaneamente, solo negli Stati Uniti, nei paesi asiatici e sudamericani, e in Germania e suoi satelliti. Ma da questi ultimi, come Finlandia e Austria, arrivano notizie pessime per il 2012. E anche per la Germania si prevede una stasi o un regresso. Un segnale poco positivo viene dalle importazioni cinesi, che si prevedono in forte regresso nel 2012. E' un segnale che la crescita della domanda interna cinese sta affievolendosi, e questo si ripercuote sui grandi esportatori di materie prime ma anche sui produttori di beni di investimento o di prodotti di lusso, come Germania e Italia. C'è la concreta possibilità che dalla recessione, come negli anni Trenta, si passi ad una depressione.
LA POLITICA FISCALE RESTRITTIVA - Piove sul bagnato, dunque. A dicembre il summit europeo ha varato un documento economico nel quale si carica l'aggiustamento dei conti intra-europei solo sui paesi in deficit, ponendosi addirittura come virtù etiche le capacità della Germania di generare surplus. Una soluzione condivisa tra paesi in surplus e paesi in deficit non è nemmeno adombrata, pur avendo recenti ricerche della più svariata provenienza chiarito che non è assolutamente possibile che la deflazione possa essere curata con una politica fiscale restrittiva, se non è possibile svalutare.
LA FAVOLA DI ESOPO - Dopo il summit di Bruxelles il messaggio inviato alla Grecia e a tutti i paesi in difficoltà è stato quello della favola di Esopo. Le formiche europee hanno detto alle cicale europee, in particolare alla cicala greca: "Hai voluto cantare tutta l'estate. Ora crepa". Il fatto è che, a livello macroeconomico questo non va affatto bene nemmeno per le formiche, e i satelliti della Germania se ne stanno accorgendo, a partire dalla Finlandia. E comincia ad accorgersene anche la Germania. Ma lo hanno capito anche i greci, e questo induce molti di loro a dimenticare le ragioni che li hanno portati alla insolvenza. Tanto da indurre il ministro tedesco Schauble ad affermare che se si continua così, nel 2020 il debito pubblico greco non sarà il 120% del Pil, come previsto dall'accordo coi creditori, ma il 146%, livello del tutto insostenibile. Perciò la signora Merkel, insieme alla sua eco francese, mellifluamente suggerisce che a garanzia del debito greco bisognerebbe istituire un fondo di ammortamento, non amministrato dai greci, nel quale versare i contributi della Ue alla Grecia e i cui proventi dovrebbero andare solo a ripagare il debito. Poco prima aveva suggerito la nomina di uno straniero a supervisionare i conti greci.
Cartina geografica con i 27 stati
 membri e gli anni di annessione
all'Ue.
LA TROIKA FALLISCE MA INSISTE - Nell'ultimo rapporto sulla situazione greca, l'Fmi si lagna del fatto che la Grecia, anziché realizzare una seria politica di riforme strutturali abbia adottato misure di restrizione della spesa e aumento delle imposte che hanno come risultato la deflazione. Malgrado questa aperta ammissione del fallimento della ricetta imposta dalla troika alla Grecia, dato che le misure deflattive furono parte integrante del pacchetto negoziato per il primo piano di aiuti, Fmi, Commissione europea e Bce hanno continuato a insistere anche su tali misure deflattive, pur dopo aver compreso che da esse è derivato il crollo del Pil greco rispetto ai livelli del 2007 in ciascuno degli anni successivi, e che ad esso va attribuito il crollo del gettito fiscale.
LE RISORSE INSUFFICIENTI - In parallelo coi negoziati per organizzare una insolvenza pilotata in Grecia, si è cercato da parte delle autorità europee, di mettere in piedi una sorta di porta parafuoco, che tenga lontano dal resto dell'Europa il contagio di una possibile trasformazione della crisi greca in una insolvenza non guidata e selvaggia. Da una parte si è raggranellata una quantità chiaramente insufficiente (e fino a luglio solo in parte disponibile) di risorse finanziare contro la potenza di fuoco illimitata dei mercati. Essa è affidata a due enti di nuova creazione, EFSF e ESM, che dovrebbero venire in soccorso di Stati europei in difficoltà. Allo stesso tempo si studia il Piano B, che contempla l'uscita della Grecia dalla UE.
LA DELEGITTIMAZIONE
UE, Unione Europea nel 2012. 
La fiducia dei paesi europei in surplus nella continuazione della Grecia come stato sovrano, sia fuori che dentro la Ue, si dimostra quindi molto ridotta. Il che, se si osservano i comportamenti greci sopra ricordati, non è senza fondamento. Ma allora, perché delegittimare Giorgio Papandreu, come fecero Merkel e la sua eco francese, quando voleva proporre ai greci un referendum sulla permanenza del paese nella UE? A quei tempi il referendum lo avrebbe vinto. Ed è il solo uomo politico greco con cultura economica e statura di uomo di stato. Ma ha il grande torto di avere sconfitto Karamanlis, amico personale e protegé politico di Angela Merkel e di aver rifiutato la consegna alla Marina Greca e il relativo pagamento alla Krupp, di quattro sommergibili di fabbricazione tedesca, facendoli dichiarare incapaci di tenere il mare da un ammiraglio greco, nominato perito dello Stato.

Bifo
L'ITALIA NON E' LA GRECIA, di Franco Berardi “Bifo”, 12 febbraio 2012: Non posso dire quel che penso del Presidente della repubblica italiana perché a causa di una legge idiota e liberticida finirei in galera. Chi volesse capire questo vecchio stalinista convertito al totalitarismo della finanza può leggere il libro di Ermanno Rea “Mistero Napolitano” in cui si racconta il suicidio di una donna comunista e libertaria di nome Francesca Spada. Quello che non potevo prevedere è che questo signore, al quale è sembrato del tutto normale firmare le leggi di mafia che hanno distrutto il sistema comunicativo e il sistema scolastico italiano, adottasse il linguaggio e la forma mentis del razzismo italiota. Spezzeremo le reni alla Grecia promise un tizio cui nel 1922 un re d’Italia aveva consegnato le chiavi del potere assoluto. Napolitano più modestamente si limita a far notare che l’Italia non è la Grecia. Grazie presidente, era quello che volevamo sentirci dire. Che l’Italia non sia la Grecia comincio a sospettarlo anche io. Il popolo greco ha il coraggio di rispondere con il fuoco alla violenza finanziaria mentre il popolo italiano per il momento sembra completamente rimbecillito dalla sensazione che il governo Monti sia diverso e migliore di quello che l’ha preceduto mentre ne è solo la continuazione più efficiente e criminale. La società greca è stata sottoposta alla cura della banca europea a partire dalla primavera del 2010. Nell’arco di un anno e mezzo il prodotto interno lordo è crollato del 7,2%. A quel punto la dittatura finanziaria ha ritenuto di dover mandare all’inferno il presidente eletto dai greci, Papandreou, perché si era permesso di proporre un referendum per restituire al popolo il diritto di decidere sul proprio destino. La democrazia è stata così cancellata nel paese in cui duemilacinquecento anni fa era stata dapprima concepita. Così la cura europea è proseguita e ora l’economia è definitivamente collassata, ma i criminali della banca centrale non smettono di chiedere sangue: centocinquantamila licenziamenti nel settore pubblico (come se non bastassero quelli che già sono stati eseguiti) e riduzione del venti per cento dei salari e delle pensioni. I lavoratori e gli studenti greci questa volta sembrano determinati a fermare il massacro. Forse stanno imparando dai rivoltosi egiziani e siriani che se proprio bisogna morire allora è meglio farlo con la testa alta. In Italia la cura greca è soltanto ai suoi inizi. Adesso il consulente della Goldmann Sachs va in giro per il mondo promettendo ai suoi padroni che nei prossimi mesi i diritti del lavoro saranno definitivamente cancellati. Siamo già molto avanti su questa strada, e fra qualche mese la cura greca farà i suoi effetti anche in Italia. Il crollo ormai annunciato della produzione e del consumo renderà necessari nuovi tagli e così via all’infinito, fin quando rimarrà qualcosa da rapinare. La Grecia è in fiamme. Perché in Italia non sperimentiamo una nuova forma di azione, che magari consista nell’inazione, nel rifiuto di partecipare di collaborare di contribuire? Perché non proviamo a organizzare il Do Nothing Day che una ragazza greca, Alexandra Odette Kypriotaki, ha proposto dopo aver constatato che il popolo greco con l’azione e la mobilitazione non è riuscito a difendere nulla?
Continente Europa - Cartina
 geografica dell'Europa politica. 

Giorgio
Cremaschi
DALLA GRECIA ALL'EUROPA, NO AL MASSACRO SOCIALE, di Giorgio Cremaschi, 13 febbraio 2012: Nel 1941 Manolis Glezos riuscì a togliere la bandiera nazista dall’Acropoli di Atene, occupata dai tedeschi. Divenne un capo e un eroe della Resistenza. Ieri notte Glezos, a 91 anni, era in piazza per lottare contro le misure imposte dall’Europa alla Grecia, è stato colpito dalla polizia ed è ricoverato in ospedale. Se fossi stato in piazza Sintagma avrei anch’io applaudito i black block. Quello che si sta facendo alla Grecia è una violenza autoritaria senza precedenti per l’Europa occidentale, dal ‘45 ad oggi. Il solo paragone che viene a mente è quando nel 1938, a Monaco, le grandi potenze europee umiliarono la piccola Cecoslovacchia costringendola a cedere la regione dei Sudeti a Hitler. Allora si disse che l’Europa aveva scelto il disonore per evitare la guerra e avrebbe avuto entrambe. Oggi i governi europei e le banche scelgono il massacro sociale per evitare il fallimento e avranno entrambi. Oramai è chiaro che è criminalità economica quella che viene imposta dalla Troika (Fondo monetario internazionale, Banca europea e Commissione europea), in alleanza con i governi di destra dell’Europa, da Merkel a Monti. Questa linea provoca terribili devastazioni ma non ha alcuna possibilità di rilanciare la tanto decantata crescita, in questo senso andrà a un clamoroso fallimento. Questa linea distrugge senza produrre alcunché, se non i guadagni grondanti di sangue delle Borse, che oggi festeggiano il massacro greco. Pare che adesso, non contenti, i burocrati e governi europei chiederanno ai partiti greci di sottoscrivere gli impegni, votati da un parlamento totalmente delegittimato, anche per dopo le elezioni. E se il voto dovesse, come è quasi sicuro, cancellarli questi partiti servi dell’Europa delle banche? Allora cosa chiederà l’Europa, un governo tecnico dei colonnelli? Le barricate greche sono il segno della sconfitta dell’Europa della finanza e delle banche, i loro stupidi guadagni hanno vita corta. Certo si vuole colpire la Grecia per far pensare agli italiani che in fondo la rinuncia all’articolo 18 è un prezzo tollerabile, visto quello che è successo in quel paese. E può darsi anche che in un parlamento italiano, asservito e delegittimato come quello greco, questa stupidaggine trovi largo consenso. Ma la sostanza è che la rivolta greca è solo l’annuncio della rivolta europea contro la dittatura finanziaria che sta distruggendo democrazia e stato sociale. E’ solo questione di tempo e la rivolta in Europa crescerà e travolgerà i governi tecnici e chi li sostiene. Dobbiamo fermarli. Cominciamo ora.

Yannis Bournous del
partito Synaspismos
GRECIA, UNA CATASTROFE SENZA FINE, intervista a Yiannis Bournous (di Synaspismos) di Marco Zerbino, 12 marzo 2012
«Quella che stiamo attraversando non è una semplice crisi economica: si sta rapidamente trasformando in una vera e propria catastrofe umanitaria!». Parla Yiannis Bournous, responsabile Politiche europee del Synaspismos, una delle principali formazioni della sinistra radicale ellenica.
La crisi del debito greco è entrata nella sua fase acuta nel 2010. Quanto e come è cambiata, nel corso di questi due anni, la società greca?
Da maggio 2010, cioè dalla firma del primo memorandum d’intesa fra il governo greco (all’epoca presieduto da Papandreou, ndr) e la cosiddetta Troika, la società greca è stata investita da uno shock senza precedenti nella storia recente del paese: i diritti dei lavoratori e gli altri diritti sociali sono stati ridotti a brandelli, mentre le norme democratiche e costituzionali vengono quotidianamente annichilite, il tutto per «soddisfare» le necessità e le richieste imposte dai creditori e dall’ortodossia ultraliberista dell’Unione Europea e dei vari governi nazionali che la compongono. Dopo l’approvazione dei due memorandum di intesa, e in seguito a diverse ondate di misure di austerità e di «riforme strutturali», il 25% della popolazione cerca oggi di sopravvivere al di sotto della soglia di povertà, in un contesto nel quale le statistiche ufficiali parlano di un tasso di disoccupazione del 24% e di una cifra complessiva di persone senza lavoro pari a 1.200.000 unità. Si tratta di numeri, oltretutto, che peggiorano decisamente se prendiamo in considerazione la fascia di età compresa fra i 18 e i 24 anni, nella quale la disoccupazione arriva al 50%.
Quando si fa riferimento alla Grecia, si parla sempre di finanza, di obbligazioni, di creditori internazionali, ecc. Ma, viene da chiedersi, che ne è dell’economia reale, del tessuto produttivo di un paese sottoposto a misure draconiane in teoria finalizzate a fargli riguadagnare competitività?
Altro che competitività! L’economia reale va restringendosi sempre di più. Migliaia di commercianti e piccoli imprenditori hanno dovuto chiudere o cedere i propri negozi, in quanto impossibilitati a ripagare i debiti che avevano contratto con le banche e a causa della drammatica contrazione della domanda aggregata e del potere d’acquisto dei salariati, il cui reddito, negli ultimi due anni, si è ridotto del 40-50%.
La sanità e l’istruzione pubblica sono allo sfascio, i bambini svengono in classe perché a casa sono sottoalimentati, mentre il numero dei senzatetto è sensibilmente aumentato. Quella che stiamo attraversando non è una semplice crisi economica: si sta rapidamente trasformando in una vera e propria catastrofe umanitaria!
Lo scorso 12 febbraio il parlamento greco ha approvato le misure di austerità connesse al secondo prestito, pari a 130 miliardi di euro, ricevuto dal governo di Lucas Papademos. Syriza, la coalizione di cui il tuo partito fa parte, in quell’occasione ha votato contro il «pacchetto» imposto dalla Troika. Ci puoi spiegare perché?
Il secondo memorandum di intesa fra la Grecia e la Troika è un accordo vergognoso e foriero di ulteriori disastri sociali. Per dare un’idea di cosa si tratta, credo sia utile elencare brevemente le misure da cui risulta composto. Uno degli scopi principali dell’accordo è quello di ridurre il costo del lavoro del 15% entro il 2015, in modo tale da rendere il mercato del lavoro ellenico più competitivo in rapporto a paesi «simili» come il Portogallo, la Spagna, ma anche… Bulgaria e Lettonia! In concreto, ciò significa la fine di tutti i contratti a tempo indeterminato. La riduzione del numero di dipendenti pubblici di 150.000 unità entro il 2015 (cominciando con 15.000 licenziamenti entro la fine del 2012), l’immediata privatizzazione di tutte le aziende pubbliche ancora esistenti (ad esempio le società dell’acqua di Atene e di Salonicco e la Lotteria Nazionale). Nel settore privato, il memorandum impone la riduzione del salario minimo del 22% (il nuovo salario minimo sarà dunque di 586 euro lordi, a cui vanno sottratte tasse e contributi previdenziali) e addirittura del 32% per i lavoratori che hanno meno di 25 anni (510 euro). Inoltre, il sussidio di disoccupazione viene portato a 313 euro e il salario degli apprendisti a 412 euro (sempre lordi).
I pensionati vedranno invece le loro già scarne pensioni ridursi del 7-15% (a seconda del settore in cui hanno lavorato). Senza menzionare il fatto che ogni nuovo pensionato sarà obbligato a firmare una «clausola di morte», che significa che, qualora scelga di trasferire la sua pensione ai figli o ad altri parenti stretti dopo la morte, fintanto che è in vita riceverà solo la metà dell’ammontare totale della pensione stessa.
Eppure, sono in tanti a dire che o la Grecia va verso l’attuazione del pacchetto della Troika, oppure va dritta verso il baratro…
Innanzitutto, va detto che quest’ulteriore, catastrofico accordo non è legittimo, perché è stato negoziato da un governo che non è stato eletto, ma direttamente nominato dalla Troika e dalle forze del capitale greco e internazionale. Secondo: questo accordo conduce in maniera matematica ad una devastazione sociale senza precedenti e a una vera e propria bancarotta del paese. Questo memorandum per la Grecia, così come i memorandum messi a punto per il Portogallo e l’Irlanda, sono parte di un unico piano: quello di impedire una risoluzione della crisi del debito. Giorno dopo giorno, le statistiche ufficiali dimostrano che questa politica di super-austerità determina l’approfondirsi della recessione e l’autodistruzione dell’eurozona e dell’Unione Europea.
Ma esiste un’alternativa concreta alle misure di austerità? E come andrebbe affrontato, nell’attuale contesto, il problema del crescente debito pubblico greco?
La verità è che non è corretto parlare di «crisi del debito greco». Questa non è una crisi nazionale. E non è semplicemente una crisi legata all’espansione del debito pubblico. È una crisi strutturale del capitalismo neoliberista e dell’architettura che sorregge l’eurozona e l’Unione Europea. Le classi dirigenti dell’Ue, al pari dei nostri governi nazionali, non stanno cercando di risolvere la crisi del debito. Stanno cercando di salvare il loro sistema. Il loro scopo è quello di usare la «minaccia del debito» come una grande opportunità per portare a termine la distruzione del welfare state, l’abolizione dei diritti sociali e la violazione autoritaria della sovranità popolare e delle norme democratiche e costituzionali fondamentali. Il nostro obiettivo è invece quello di promuovere un programma composto sia da una serie di misure che possano essere messe in opera già da domani mattina, sia da alcuni elementi più strategici che pongano la questione della rifondazione dell’Europa.
Di quali misure parliamo?
Un programma alternativo dovrebbe cominciare con il ristabilire i «fattori sociali» dell’economia: occupazione, sicurezza sociale, sevizi pubblici e un grande piano per uno sviluppo ecologicamente sostenibile. Tuttavia, per trovare le risorse necessarie a far ripartire lo sviluppo e a combattere la recessione, innanzitutto dobbiamo porre termine all’incontrollata attività speculativa del sistema bancario privato e dei mercati finanziari, e restaurare la giustizia sociale mediante il sistema fiscale. Non può darsi un progetto che indichi un’alternativa alla crisi senza un controllo pubblico e democratico sul sistema bancario e sulla finanza, e senza una tassa sulle transazioni finanziarie. Inoltre, non può esserci sviluppo senza l’abolizione della componente speculativa del debito pubblico di tutti i paesi membri dell’Unione Europea che risultano essere sovraindebitati. In particolare, per il caso specifico della Grecia proponiamo, più o meno, lo status di cui ha goduto la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale: un congelamento di 5 anni del pagamento del debito pubblico. Dopo questa moratoria quinquennale, la Grecia dovrebbe ricominciare a pagare solo in caso di un tasso di sviluppo positivo. Oltre all’esenzione dal pagamento della parte speculativa del debito, è necessario anche tassare i ricchi, specialmente in un paese come la Grecia, dove il contributo fiscale annuale delle compagnie di navigazione è inferiore a quello della totalità dei lavoratori immigrati…
Ancora: per poter parlare di un modello di sviluppo realmente sociale, con tanto di servizi pubblici garantiti, di qualità e a basso costo per tutti i cittadini, va promosso il controllo pubblico dei settori strategici (energia, trasporti, acqua, sanità, istruzione) e un programma fondamentale di investimenti pubblici, tanto europei quanto nazionali, finalizzati alla creazione di posti di lavoro sicuri, di aumenti salariali e pensionistici e di incremento dell’offerta sanitaria ed educativa. Al fine di attuare un simile programma, un governo di sinistra, in Grecia, dovrebbe cominciare col rispedire al mittente il memorandum che è stato varato e rigettare tutte le misure di super-austerità imposte negli ultimi due anni.
Difficile pensare che l’Unione Europea, attualmente dominata dalle politiche di austerità ispirate soprattutto dalla Germania, possa accettare un simile programma di governo…
Infatti noi riteniamo che il cambio di passo vada attuato anche in sede europea (il Synaspismos fa parte del partito della Sinistra Europea, ndr). Il sistema speculativo attuale non può essere fermato, né gli investimenti pubblici possono essere messi in moto, senza un mutamento radicale del ruolo della Bce, in maniera tale che essa possa offrire prestiti diretti agli stati membri a tassi di interesse estremamente bassi (1%), emettere eurobond, stampare moneta ed essere sottoposta al controllo democratico del Parlamento di Strasburgo. La Grecia, e l’Europa nel suo complesso, non possono cambiare registro senza l’abolizione del Patto di Stabilità, il Patto Euro Plus e tutti i trattati e gli accordi che hanno istituzionalizzato l’autoritarismo finanziario.
In concreto, quante probabilità ci sono che, dal vostro paese, cominci a soffiare un vento di alternativa per tutta l’Europa? A dar retta ai sondaggi, i partiti della sinistra radicale greca, qualora si presentassero uniti in un’unica coalizione alle prossime elezioni, potrebbero sfiorare il 40% dei voti…
Le conseguenze sociali della crisi – che, come ho cercato di spiegare, non hanno precedenti – portano oggi in superficie la questione centrale: quella della necessità di un cambiamento radicale e dei rapporti di forza necessari ad ottenerlo. È vero: tutti i sondaggi di opinione effettuati di recente mostrano un’importante crescita del peso elettorale di tutte le forze politiche di sinistra e anti-memorandum: il Partito Comunista Greco (Kke) è dato intorno al 12-15%, la Coalizione della Sinistra Radicale (Syriza) fra il 10% e il 12%, mentre Sinistra Democratica (Dimar) oscilla fra il 12% e il 16%. Infine, i Verdi, che probabilmente entreranno per la prima volta in Parlamento, sono dati intorno al 3%.
Syriza ha fatto appello incessantemente a tutte le forze progressiste e di sinistra perché formino un fronte unitario di resistenza e di alternativa antineoliberista e antimemorandum. Un nuovo blocco di potere unitario che sia in grado di mettere in moto nuove dinamiche, obbedendo alla volontà della stragrande maggioranza dei greci, e di rovesciare le politiche distruttive imposte dai memorandum, dando attuazione a un programma radicalmente differente fondato sullo sviluppo sociale, sulla democrazia e sulla creazione di posti di lavoro.
Il problema è che tanto i dirigenti del Kke, quanto quelli di Sinistra Democratica si oppongono in maniera decisa a questa strategia, rimanendo attaccati al proprio settarismo. Ciononostante, questa campagna per l’unità sembra dare al momento alcuni risultati positivi, in particolare per quanto riguarda una serie di personalità e di piccole organizzazioni fuoriuscite dal Pasok ma anche, ed è questo l’aspetto più importante, per una parte consistente della società greca, che chiede di essere liberata dalla dittatura dei mercati e che è pertanto incline a non votare più per il Pasok o per Nuova Democrazia.

Nomi delle regioni e delle
 isole della Grecia.
06-05-2012 Elezioni in Grecia per formare un nuovo governo che garantisca all'Europa la volontà della Grecia di pagare i debiti. Lo stesso giorno, per il ballottaggio in Francia, vede l'uscita di Sarkozy dall'Eliseo, a favore del Socialista Hollande.

RASSEGNA STAMPA: "Oggi si è votato in Grecia per rinnovare il parlamento unicamerale del paese. I seggi si sono chiusi alle 19 (le ore 18 in Italia). Sono elezioni con un esito molto incerto, vista la durissima crisi che sta colpendo il paese: i due partiti principali, PASOK (partito socialista) e Nuova Democrazia (centrodestra), che sostengono e forniscono i ministri al governo del primo ministro "tecnico" Papademos, sono crollati da mesi in tutti i sondaggi. Questo è avvenuto sia per le responsabilità dei due partiti negli ultimi anni di cattiva gestione delle finanze pubbliche (PASOK e ND erano duramente contrapposti fino a pochi mesi fa e ora sono insieme al governo), sia per i piani di austerità che sono stati approvati negli ultimi mesi.
La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è del 3 per cento. Il sistema elettorale greco, che ha una base proporzionale, assegna un premio di maggioranza di 50 seggi al primo partito (non alla coalizione), che dalle prime proiezioni sembra essere Nuova Democrazia. La Coalizione della Sinistra Radicale potrebbe comunque avere ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Alcune cose sembrano già sicure: il partito di estrema destra "Alba dorata", con la sua bandiera simile a una svastica e la sua pesante xenofobia, dovrebbe entrare per la prima volta in parlamento; i partiti contrari alle misure di austerità concordate con le organizzazioni internazionali sono andati molto bene."

Grecia: I risultati delle elezioni
del 06-05-2012.  Clicca sull'immagine
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07-05-2012 - I risultati delle elezioni in Grecia:
Il movimento neonazista Chrysì Avghì (Alba Dorata) si fa largo minacciosamente nella società greca con quasi il 7% dei voti.

RASSEGNA STAMPA:
INSTABILITA': "Questo è quello che ci aspettiamo dalla Grecia nei prossimi mesi/anni. Per tutta la serata è sembrato che ND e PASOK (cdx e csx moderati, diciamo PDL e PD greci) sarebbero riusciti ad arpionare una flebile maggioranza. Così non è stato, nonostante la legge elettorale molto vantaggiosa, i due partiti si fermano a 148 seggi, 3 in meno della maggioranza assoluta.
Grecia - Manifestazione di militanti
 del movimento neonazista Chrysì
Avghì (Alba Dorata)
 per l'esito del voto
Ora è probabile che si formi un governo ND, PASOK, DIMAR (sx pro-europa, scissi da SYRIZA). Quest'ultimi hanno raccolto 19 seggi. La maggioranza (molto eterogenea, va detto) sarebbe di 167 seggi. La situazione è comunque non molto chiara e particolarmente precaria. Non sarà facile governare con questa maggioranza un paese già provato. Instabilità appunto.
Si segnalano inoltre il successo di alcune forze di destra e sinistra radicale. In pratica segnaliamo SYRIZA (una specie di SEL in salsa greca) che ottiene quasi il 17% sopravanzando il PASOK.
Molto bene ANEL (cdx piuttosto nazionalista, scisso da ND) tra il 10 e l'11%. In parlamento anche i comunisti del KKE ed i nazionalisti (questi senza "piuttosto") dell'XA, rispettivamente coll'8,5% e 7%."
Antonis Samaras
di Nea Dimokratia
ELEZIONI IN GRECIA: I VINCITORI CERCANO ALLEATI PER FORMARE IL NUOVO GOVERNO Post di Maria Palumbo data: maggio - 7 - 2012: "Nel caldo maggio degli appuntamenti elettorali la Grecia ieri sceglieva i propri rappresentati per rinnovare la compagine parlamentare e governativa. Più che destinato a decretare la vittoria di un partito o un leader, il voto greco ha avuto l’importante onere di decidere su una questione vitale per il futuro del Paese: restare o abbandonare l’eurozona? La partita si è giocata prevalentemente intorno al piano di austerity stabilito in seno agli accordi tra il governo e la troika, come viene definita la triade Ue, Fmi e Bce. Difeso da Pasok e Nea Dimokratia – i  due partiti principali dell’ultimo trentennio, artefici della politica di tagli e riforme del governo tecnico di Papademos –, il piano è stato fortemente contrastato dal resto dei candidati. Ad aver raccolto più favori, con il 18,85 percento delle preferenze, è stato il partito di centro destra Nea Dimokratia di Antonio Saramas, seguito dalla sinistra radicale del Syriza che ha ottenuto il 16,78 percento dei voti e i socialisti del Pasok che hanno contato appena il 13,18 percento delle preferenze. Il partito conservatore Greci indipendenti si è aggiudicato il 10,6 percento dei voti, quello comunista del Kke l’8,48, l’estrema destra di Alba dorata il 6,97 e Sinistra democratica il 6,1.
Evangelos Venizelos del Pasok
I risultati elettorali hanno grossomodo confermato le previsioni – allarmanti – dei sondaggi e rivelato soprattutto l’ampia delusione dei cittadini per le scelte portate avanti fino ad ora dal governo greco, sempre più convinti che l’eurozona non valga tanti sacrifici. Nonostante le posizioni da podio, sia Nd che Pasok possono ritenersi i veri sconfitti della contesa, se si considera che nel 2009 raccoglievano, insieme, il 77,39 percento delle preferenze, assicurandosi ben 251 seggi su 300. A contendersi il simbolico trofeo nella disputa sono i radicali di sinistra e gli estremisti di destra, decisi a sovvertire il sistema politico attuale e ostili a tener fede agli impegni con l’Ue. Di fronte a questo cupo scenario l’Europa già trema, non solo pensando alle derive xenofobe e neonaziste di un partito che siede in parlamento perché democraticamente scelto dall’opinione pubblica ma, soprattutto, nel figurarsi l’ipotesi di una Grecia già con un piede fuori dall’eurozona. Sullo sfondo di un Paese al suo quinto anno di recessione, il dipinto di una nazione che soffre.
Maria Palumbo

Intanto in Europa...
François Hollande, neo Presidente
della Repubblica Francese
Con l'elezione di François Hollande si spezza l'asse franco-tedesco del rigore con la richiesta di eurobond da parte di Hollande, al fine di evitare attacchi speculatori sui titoli nazionali dei partners europei.
La Merkel perde molto consenso nelle elezioni in Westfalia e Nord-Reno.
Intanto cade il governo olandese, a cui il parlamento toglie la fiducia, per l'appoggio che ha dato all'europolitica del rigore e dell'austerità.
Sia Draghi (che è a capo della BCE) che Monti (un "tenico", Presidente del Consiglio Italiano, non eletto dalla popolazione), chiedono all'Europa spiragli per potere impostare una politica di crescita.

15-05-2012 - Atene, fallito l'ultimo tentativo: il nuovo governo non c'è, si va al voto. Alle urne a giugno. Paura sui mercati: Milano -2,6%. Sale lo spread, euro in calo.

RASSEGNA STAMPA:
Il Presidente della Repubblica
Greca Karolos Papoulias
ROMA - Il rischio contagio torna a far tremare l'Europa, alle prese con un incubo che dura da oltre due anni e che sta mettendoa dura prova la tenuta dell'Eurozona. La Grecia è ormai avviata verso nuove elezioni destinate ad essere una sorta di referendum sulla sua permanenza di Atene nell'area euro. I mercati, spaventati da uno scenario con troppe incognite, vanno a picco minacciando di vanificare gli sforzi di chi, come l'Italia e la Spagna, stanno stringendo la cinghia per risanare i conti. E i leader europei, con il premier mario Monti in prima linea, incalzati da una recessione evitata per ora solo di stretta misura da Eurolandia grazie alla locomotiva tedesca, cercano di trovare una ricetta per rilanciare l'economia e arrestare l'emorragia di posti di lavoro. Niente governo. «Arroganza» e «intransigenza»: questi i due ingredienti principali alla base dell'atteso fallimento della classe politica greca che neanche davanti alla prospettiva della catastrofe finanziaria del Paese è riuscita a mettere da parte i propri interessi e a concordare la formazione di un governo tecnico di transizione. Fallimento che porta diritti alla convocazione di nuove elezioni tra il 10 e il 17 giugno. E che oggi ha causato subito il crollo della Borsa di Atene, precipitata a un -4% dopo l'annuncio della fallita riunione, e perdite secche di oltre l'8% per le banche. Mentre il direttore generale del Fmi Christine Lagarde ha detto ad alta voce quello che tutti ormai pensano: un'uscita, sebbene «ordinata», della Grecia dall'euro «fa parte delle opzioni che siamo obbligati a considerare tecnicamente».
Il Presidente del Consiglio di Stato
Panagiotis Pikrammenos
ROMA - Le nuove elezioni politiche in Grecia si terranno il prossimo 17 giugno. Il presidente del Consiglio di Stato, Panagiotis Pikrammenos, sarà il premier greco ad interim che porterà il Paesealle urne. Il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, aveva proposto di estendere il mandato di Lucas Papademos fino al voto, ma si è scontrato con l'opposizione di Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra radicale Syriza.
«Spetta ora ai greci prendere consapevolmente le loro decisioni - ha detto il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso - ma è bene che sappiano che le prossime elezioni avranno un significato storico». «La Commissione europea - dice Barroso - vuole che la Grecia resti nell'Euro ma avverte che non c'è un'alternativa meno dolorosa al programma di risanamento concordato con la Ue e che rispetto a questo non è possibile qualsiasi passo indietro».
Il presidente della Commissione
europea Josè Manuel Barroso
Ue: la Grecia rispetti gli impegni, daranno frutti. «La Grecia - dice Josè Manuel Barroso - deve mettere in atto tutte le strategie di crescita indicate dall'Europa. Significa fare sacrifici, ma saranno presto ricompensati». La Commissione europea ha adottato oggi una "comunicazione" in cui ribadisce la necessità delle riforme. Barroso ha sottolineato che la Grecia finora ha avuto 380 miliardi di aiuti. Nella comunicazione si ricorda che la Commissione ha indicato tre campi di riforme necessarie per attuare il secondo piano di aiuti: riforma delle finanze pubbliche, ricapitalizzazione delle banche per far ripartire il finanziamento dell'economia reale, riforma «profonda» e «d'urgenza» del sistema delle imprese. Inoltre si ricorda che nel periodo 2007-2013 i finanziamenti diretti della Ue saranno di 40 miliardi e si sottolinea che, tra "haircut" accettato e assistenza finanziaria sono stati già forniti 240 miliardi, ovvero 33.600 euro per abitante o il 177% del pil.
Alexis Tsipras di Syriza
COSA SUCCEDE IN GRECIA, E IN EUROPA, SE ALLE PROSSIME ELEZIONI VINCONO I PARTITI ANTI-EURO? - 16 maggio 2012 di Vito Lops: "Punto e a capo. Le elezioni del 6 maggio hanno decretato una squadra di partiti non in grado, dopo tre tentativi, di formare un nuovo governo capace di guidare Atene in questa tempesta perfetta. Il 17 giugno i cittadini greci torneranno alle urne. Nel tentativo disperato di rimescolare le carte e creare un assetto partitico convincente per affrontare il delicato tema: euro o non euro? Tentativo disperato perché i partiti sono quantomai disallineati: i conservatori di Nea Dimokratia (che hanno incassato il 6 maggio la maggioranza relativa con il 19,3% delle preferenze) e i socialisti del Pasok (terzi con il 13,4%) puntano il dito contro la sinistra radicale di Syriza, secondo partito uscito dalle elezioni con il 16,5% dei voti, per aver detto "no" a un governo tecnico col solo scopo di andare alle urne, visto che i sondaggi la danno in grande crescita di consensi. Syriza, secondo gli avversari politici, avrebbe messo in secondo piano gli interessi del Paese, sull'orlo del fallimento e con buone probabilità di uscire dall'euro. Lo spot elettorale del partito Syriza è focalizzato su una contrarietà al piano di salvataggio imposto dalla Troika (Bce-Ue-Fmi), che si traduce in rigide misure di austerity, ma allo stesso tempo in una permanenza nell'euro. È una via praticabile? Cosa accadrebbe se il prossimo 17 giugno Syriza vincesse le elezioni conquistando quindi la possibilità di giocarsi questa carta? O se, a sopresa, vincessero i partiti favorevoli al piano di salvataggio, attualmente sfavoriti nei sondaggi? Da ww.twitter.com/vitolops

Atene - Il Partenone
14-06-2012 - Turismo in Grecia, disertano i tedeschi, arrivano i russi - La Grecia si prepara ad attraversare un’altra estate bollente.

15-06-2012 - Carrefour lascia la Grecia - Carrefour dice addio alla Grecia. Il gruppo francese ha deciso di cedere l’intera quota nella joint venture locale al partner greco Marinopoulos

Samaras sorridente
17-06-2012 Elezioni in Grecia: risultati definitivi, vince il centrodestra. Il centrodestra, favorevole ai piani di austerità richiesti dalla ‘troika’, vince le elezioni in Grecia. E’ il responso fornito dai risultati ufficiali del voto per il rinnovo del Parlamento.
La ripartizione dei seggi:
- Nea Dimokratia è stato il partito più votato con il 29,7%, aggiudicandosi il premio di 50 seggi assegnato alla prima forza politica del Paese. Una vittoria più netta rispetto a quanto annunciato dagli exit poll, che indicavano un testa a testa con la sinistra radicale di
- Syriza. L’alleanza capeggiata da Alexis Tsipras ha comunque ottenuto 26,9%. La performance dei primi due partiti è stata eccezionale rispetto a maggio: i conservatori sono cresciuti del 10,8% mentre la sinistra del 10,1%.
- Il Pasok (socialista) ha conseguito il 12,3% con un’ulteriore flessione dello 0,9% rispetto al mese scorso. In pochi anni il partito dell’ex premier Papandreou, ora guidato da Venizelos, ha perso oltre il 30% dei voti.
- I Greci Indipendenti, nati da una costola di Nea Dimokratia, hanno ottenuto il 7,5% con un calo del 3,1%.
- I neonazisti di Chrysi Avgi sono entrati di nuovo in Parlamento con il 6,9%, confermando il risultato di maggio.
- Stabile anche Dimar (Sinistra democratica) al 6,3%, mentre
- i comunisti del Kke si sono fermati al 4,5% cedendo il 4% in confronto all’ultima tornata elettorale.
A seguire la ripartizione dei seggi: Nea Dimokratia 129; Syrizia 71; Pasok 33; Greci Indipendenti 20; Chrysi Avgi 18; Dimar 17; Kke 12. Dai numeri della nuova assemblea legislativa emerge una possibile maggioranza formata dagli ‘avversari’ di Nd e Pasok con 162 seggi su un totale di 300. Da verificare l’allargamento anche a Sinistra democratica per rafforzare l’appoggio all’esecutivo. L’incarico per la formazione del governo sarà affidato nelle prossime ore ad Antonis Samaras.

RASSEGNA STAMPA:
ELEZIONI IN GRECIA, L'EUROGRUPPO: "SOSTEGNO PER GLI SFORZI DI ATENE" - di Eleonora Bianchini,  Il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2012. Il futuro del Vecchio Continente è incerto ma i risultati delle urne danno sollievo, almeno fino al vertice Ue di fine giugno. L'Europa e la Casa Bianca si augurano che si arrivi presto alla formazione di un nuovo governo. L’Europa sembra poter tirare un timido sospiro di sollievo sul futuro dell’euro e della stessa Unione europea dopo le elezioni ad Atene. L’Eurogruppo, nel documento stilato al termine della conference call fra i leader dell’Eurozona, ha dichiarato che il popolo greco ha compiuto ”sforzi considerevoli” e gli verrà dato “sostegno” nel processo di aggiustamento del bilancio. La speranza dell’Europa è quella della “formazione veloce” di un nuovo governo, in seguito al quale la Troika tornerà ad Atene per valutare i progressi fatti nella ristrutturazione dei conti.

18-07-2012 - Stop all’austerity nel 2012 in Grecia - Non ci saranno nuove misure di austerità nel 2012 in Grecia: lo hanno detto il leader del Pasok, Evaghelos Venizelos, e il leader di Sinistra Democratica

24-08-2012 - Europe Weekly, Grecia e Spagna, i timori persistono - La crisi del debito nell’eurozona si concentrando sugli stessi argomenti affrontati prima dell’estate, la Grecia e l’unione bancaria

28-08-2012 - Crèdit Agricole, utile sprofonda a 111 mln per colpa della Grecia - I Paesi periferici dell’Europa continuano a pesare sui conti della principali banche del Vecchio Continente. A farne le spese questa volta è Credit Agricole

07-09-2012 - Distretti industriali per sopravvivere alla crisi - Da cinque anni la recessione colpisce l’economia greca

09-11-2012 - Il turismo, risorsa per la Grecia - A Londra, in occasione del salone mondiale del turismo ogni pretesto è buono per vantare le qualità del paese

12-11-2012 - Atene lancia la palla all'Europa - Atene lancia la palla nel campo europeo, prima di poter dare il via libera definitivo alla nuova tranche di aiuti da 31,2 miliardi di euro

27-11-2012 - Grecia, crollano le banche in borsa - Le decisioni dell'euroguppo hanno gravi ricadute sul sistema bancario ellenico. Crollano in borsa le banche greche

07-12-2012 - Il Nobel per la pace all’UE tra la disillusione dei greci - Yiannis Panagopulos porta avanti una tradizione di famiglia in vita da cinque generazioni, la coltivazione degli olivi

11-12-2012 - Grecia, accordo per un buy back di 31,8 miliardi - La Grecia ha raggiungiunto l’obiettivo complessivo di 31,8 miliardi di euro nell'asta, prorogata di un giorno, di riacquisto (buyback) di titoli di Stato

13-12-2012 - Grecia, nuovo record di disoccupati - Un nuovo dato negativo proveniente dalla Grecia. Nel terzo trimestre dell’anno infatti il numero dei disoccupati ellenici fa un balzo pari al 24,8% della popolazione

14-12-2012 - In Grecia un Natale molto triste - In Grecia, a pochi giorni dal Natale e in piena recessione, si ha l’impressione che dovunque prevalga un’atmosfera di rabbia e di tristezza

18-12-2012 - Grecia, Natale e 2013 di nuovi sacrifici - Anche durante le feste, i negozi restano vuoti: fotografia della crisi economica di Atene che si prepara a dire addio al 2012 ma non alla recessione

19-12-2012 - Standard and Poor’s alza il rating della Grecia - Standard & Poor’s ha rialzato il rating della Grecia a B da selective default, con prospettive stabili. Il miglioramento era atteso

10-01-2013 - Grecia, nuovo record di disoccupati a ottobre - La situazione occupazionale in Grecia continua a peggiorare. A ottobre infatti il numero dei disoccupati ellenici è balzato al 26,8% della popolazione

14-02-2013 - Grecia, disoccupazione record. 1 su 4 è senza lavoro - Segnano un nuovo, ennesimo record negativo le ultime cifre del mercato del lavoro in Grecia.

08-03-2013 - L’omaggio di Tsipras a Chavez - L’inviato di euronews Luis Carballo ha incontrato il leader della coalizione della sinistra radicale greca, presente a Caracas per l’ultimo saluto a Chavez

04-04-2013 - Grecia, torna la troika. Tremano 25 mila dipendenti pubblici - La troika torna ad Atene. Dopo l’interruzione dei negoziati a marzo ripartono le trattative sull'attuazione del programma economico ellenico

08-04-2013 - Atene, bancari in rosso, a rischio fusione Eurobank e Banca Nazionale della Grecia - Tonfo dei titoli bancari alla Borsa di Atene, a causa dei timori di una possibile sospensione del piano di fusione tra Eurobank e la Banca Nazionale della…

09-04-2013 - Grecia, inflazione negativa a marzo. Non succedeva dal 1968 - Per la prima volta in 45 anni, la Grecia assiste a un calo dei prezzi su base annua, sotto la spinta della recessione

11-04-2013 - Grecia, la disoccupazione vola al 27,2% - Nuovo record della disoccupazione in Grecia: a gennaio è balzata al 27,2%. Il livello è triplicato dal 2009

12-04-2013 - Grecia, marcia di protesta silenziosa dei senza tetto - Hanno risposto all’appello dell’ONG Klimaka circa 200 persone senza fissa dimora e si sono radunate davanti al Parlamento

Ispettori della Troika,
esponenti di Ue, Bce e Fmi
15-04-2013 - Grecia, via libera della Troika a pagamento da 2,8 miliardi - Splende il sole sull’acropoli di Atene. Segno del favore degli dei dell’antichità

15-04-2013 - Grecia, trovato l'accordo con la troika - Via al prestito diviso per tranche, prevista una graduale crescita dal 2014.
Accordo fatto tra il governo greco e i rappresentanti della troika (Ue, Bce e Fmi). Saranno concesse due tranche da 2,8 e da 6 miliardi di euro che fanno parte del prestito concesso alla Grecia dai suoi partner internazionali. Le prospettive economiche parlano di un graduale ritorno alla crescita nel 2014, grazie anche a un'inflazione ben al di sotto della media e una maggiore flessibilità dei salari.
Bruxelles precisa che la Grecia ''ha compiuto importanti progressi con le misure per migliorare la riscossione delle imposte e del debito, con riforme dell'amministrazione delle entrate'' che ora gode di maggiore autonomia, poteri e risorse.
Venizelos e Papademos
''Questo e' stato uno degli obiettivi principali della missione'', migliorare la riscossione ''per ridurre possibilità di evasione e corruzione, per garantire una distribuzione più equa degli aggiustamenti e sostenere il raggiungimento degli obiettivi di bilancio''.
Splende il sole sull’acropoli di Atene. Segno del favore degli dei nell’antichità, ma quello che oggi accoglie la Grecia è il favore di autorità ben più terrene ma non meno importanti: i conti del Paese migliorano e, per questo, gli ispettori della Troika in visita hanno dato il loro “ok” alla nuova tranche di aiuti. A questo punto manca solo il via libera dei membri dell’eurozona.
Soddisfatto il premier greco Antonis Samaras: “Mentre il mondo è stretto in una morsa d’insicurezza e ansia, la Grecia si stabilizza e la nostra posizione si va rafforzando. Ieri notte abbiamo raggiunto un accordo per il pagamento della prossima quota da 2,8 miliardi di euro, e che apre la strada a quella di maggio da 6 miliardi.”
Un clima insolitamente sereno in un rapporto in passato caratterizzato da continui obiettivi rinviati e pagamenti in ritardo. La ricapitalizzazione delle banche è quasi completa, il debito appare più sostenibile e lo snellimento del settore pubblico appare sicuro. 15.000 i tagli previsti entro il 2014, con gli scioperi che, ormai, sono diventati un evento regolare.

13-06-2013 - Proteste in Grecia contro la chiusura della tv pubblica, ad Atene circa 10.000 persone si sono radunate davanti la sede di ERT, la tv di Stato ellenica, per manifestare contro la chiusura dell'emittente, decisa dal governo. Manifestazioni simili anche in altre città come Salonicco, dove secondo le stime della polizia i manifestanti sarebbero 7.500.

RASSEGNA STAMPA: RAI NEWS 24 - Nei primi tre mesi dell'anno la disoccupazione in Grecia e' salita al 27,4%, il livello più alto dal 1998, cioè da quando sono cominciate le rilevazioni dei dati sui senza lavoro.
Il primo ministro greco Antonis Samaras ha convocato per lunedì un incontro con i leader della coalizione di centrosinistra che chiedono la riapertura dell'emittente statale Ert. "Siamo totalmente contrari a vedere gli schermi della televisione di Stato diventare neri, e ci schieriamo con la stragrande maggioranza della popolazione greca", ha detto Evangelos Venizelos, leader del Pasok ed ex ministro delle Finanze, intervenendo in Parlamento.
La decisione del governo greco di chiudere l'emittente statale Ert costituisce "un duro colpo a un pilastro fondamentale della democrazia". Cosi', in una email ad Associated Press, Nils Muiznieks, Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d'Europa, secondo cui anche una chiusura temporanea riduce il pluralismo dei media e limita la liberta di espressione. La decisione, commenta ancora Muiznieks, "invia un segnale agghiacciante ai media e suscita tensioni in un Paese che gia soffre per una seria crisi finanziaria e sociale". La chiusura e' arrivata, improvvisa, ieri sera, e implica il licenziamento di 2.700 dipendenti. Il governo ha riferito che Ert riaprira in streaming in autunno.
Intanto, i giornalisti dell'emittente statale greca Ert sono tornati in onda grazie a una trasmissione pirata via satellite in Grecia nel resto d'Europa, sfidando la decisione del governo di Atene di chiudere le trasmissioni come parte delle misure di austerity. A confermarlo sono i funzionari dell'Unione europea di Radiodiffusione, con sede a Ginevra, che sono riusciti a stabilire il collegamento con i giornalisti della rete pubblica licenziati.
VI SPIEGO PERCHE' LA GRECIA HA SPENTO LA TV PUBBLICA - 14 giugno2013 di Pavlos Nerantzis: "Lo stesso governo che ha riempito la Ert di raccomandati adesso invoca gli sprechi. Ma il bilancio dell'emittente era in attivo. Hanno pesato di più i servizi "scomodi" sulla crisi
Vi spiego perché la Grecia ha spento la tv pubblica
I nomi del premier greco, Antonis Samaras, del ministro dell’economia, Jannis Stournaras, e del portavoce governativo, Simos Kedikoglou, rimaranno nella storia ellenica perché sono riusciti a fare l’impensabile: hanno staccato la spina alla radio-televisione pubblica. Nemmeno la giunta dei colonelli negli anni Settanta – con i suoi interventi di censura sull’emmittente pubblica – aveva tentato una cosa simile.
La notizia della chiusura dell’Ert (Radio televisione ellenica), paragonabile a un ordigno esplosivo nel campo della libertà di stampa, è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Martedì scorso – mentre i giornalisti stavano preparando il notiziario delle ore ventuno, quello più seguito – in redazione è piovuto il comunicato del governo: «In un momento in cui chiediamo grandi sacrifici alla popolazione ellenica non possono esistere realtà intoccabili ed Ert è una situazione dove esistono grandi sacche di opacità e di spreco di denaro pubblico». Negli studi di Agia Paraskevi ad Atene, a Salonicco e nelle venti sedi periferiche, dopo la sorpresa, la reazione è stata rabbiosa. Non solo perché da un momento all’altro, senza il benché minimo preavviso, questi 2.700 lavoratori della radiotelevisione pubblica venivano licenziati in una maniera brutale. Ma anche perché Simos Kedikoglou, ex giornalista, assunto negli anni Novanta proprio all’Ert grazie alle conoscenze di suo padre, allora parlamentare socialista, aveva garantito fino al giorno prima che era «stufo di smentire le notizie false della chiusura dell’Ert e di eventuali licenziamenti». Oltretutto da qualche anno il bilancio di Ert era passata in attivo, grazie ai tagli degli stipendi e a una riduzione degli sprechi.
Certo l’Ert, come del resto tutti gli organismi del settore pubblico, ha subìto le conseguenze di anni di clientelismo. L’emittente pubblica greca è stata da sempre la riserva di caccia dei due partiti che guidano il paese da decenni, la Nea Dimokratia e il Pasok. I maggiori scandali sui maxi-stipendi riguardavano proprio quegli “esperti” iscritti ai partiti di governo e assunti direttamente dai ministri per “modernizzare” l’emittente pubblica. La direttrice generale dell’Ert3, per esempio – una giornalista in pensione assunta dai conservatori e rimasta al suo posto anche durante il governo di Georgios Papandreou – ancora dopo l’inizio della crisi guadagnava più di 17mila euro al mese. Altri colleghi, dirigenti e golden boy legati ai partiti, arrivavano a guadagnarne 35mila. Il tutto mentre la stragrande maggioranza dei dipendenti dell’Ert, anche quelli assunti grazie a logiche clientelari, si vedeva ridurre lo stipendio a meno di mille euro per via del memorandum sull’austerità.
Lo stesso Simos Kedikoglou, portavoce del governo e responsabile “politico” della tv pubblica, nell’arco degli ultimi dodici mesi ha fatto assumere diciassette nuovi dirigenti. In altri termini, come fanno notare le associazioni dei giornalisti e il sindacato, «se ci sono stati sprechi e clientelismo l’attuale governo è responsabile almeno quanto i suoi predecessori».
Il dato straordinario è che, nonostante le pressioni e le lamentele dei ministri, la gran parte dei giornalisti dell’Ert aveva continuato a svolgere il proprio lavoro con una professionalità pari o superiore a quella degli altri mezzi di informazione ellenici. Anzi dopo la crisi l’Ert è stata un esempio di pluralismo e un megafono importante sulle conseguenze sociali della crisi, spesso “dimenticate” dai canali privati. Molti dei quali sono di proprietà di interessi economici strettamente legati ai partiti del potere. Non a caso, come fanno notare in questi giorni molti analisti, «chi ha deciso la chiusura dell’Ert fa il gioco dei canali privati».
Per il premier Samaras l’Ert era una spina nel fianco. La sua chiusura, inoltre, è servita a soddisfare la richiesta della troika di licenziare duemila dipendenti pubblici entro l’anno. Dopo il fallimento, pochi giorni fa, della vendita del colosso del gas Depa (Gazprom ha ritirato la sua offerta) e gli ostacoli alle privatizzazioni di altri enti pubblici, Samaras aveva bisogno di presentarsi ai suoi interlocuttori europei e i suoi partner del governo come uomo dal pugno di ferro.
Il portavoce del governo ha precisato che l’emittente riaprirà più avanti con una struttura diversa, più moderna, ma non sarà più di proprietà dello stato e avrà meno lavoratori. Agli attuali 2.700 dipendenti verrà concessa la possibilità di presentare richiesta di assunzione nella nuova organizzazione. Le proteste però non si fermano. Alexis Tsipras, il leader della Coalizione della Sinistra, Syriza, ha parlato di «colpo di stato» di Samaras. Accuse simili dal Pasok e dalla Sinistra democratica. In questo clima non è da escludere neppure una crisi di governo, che porterebbe a elezioni anticipate. E dalla protesta di piazza per la chiusura della tv pubblica si potrebbe passare a una rivolta più generalizzata contro le politiche del governo. Proprio come è successo a piazza Taksim, nella vicinissima Turchia.

18-06-2013 - Il Consiglio di Stato, a cui si è rivolto il sindacato dei dipendenti, ha deciso la riapertura temporanea dell'emittente televisiva di stato, in attesa che si costituisca un nuovo soggetto radiotelevisivo. Nei giorni scorsi contro la scelta del governo c’erano stati scioperi e proteste.
La gestione provvisoria proposta dal governo prevede che il servizio pubblico riparta sotto la direzione di una commissione a tre, composta dai rappresentanti dei tre partiti che compongono la coalizione di governo (il conservatore Nea Dimokratia, il socialista Pasok e la sinistra democratica), che avrà l'incarico di individuare i nomi dei giornalisti che condurranno l'emittente in questa fase transitoria, assistiti, ha spiegato una fonte della Afp da consiglieri stranieri, fra cui alcuni della Bbc. Costretto a un parziale dietrofront, il governo di larghe intese greco paga le conseguenze di quella che appare a tutti gli effetti una decisione affrettata - quella di chiudere Ert -, dettata dalla necessità di consegnare ai rappresentanti della troika (Fondo Monetario Internazionale, Unione europea e Banca centrale europea) la lista dei primi 2.000 dipendenti statali da licenziare. Una decisione che, oltre alle proteste, ha provocato un grave danno all'immagine internazionale di Atene e l'immediata reazione di coloro che sarebbero anche pronti a sostenere una riforma profonda della televisione pubblica ma non in forma così drastica.
Forte dei risultati degli ultimi sondaggi che, in caso di un ricorso anticipato alle urne, danno la vittoria al suo partito, Samaras aveva sinora respinto la richiesta degli alleati di ritirare il decreto legge sulla chiusura della Ert e procedere alla ristrutturazione dell'ente lasciandolo in attività. Parlando al congresso dell'organizzazione giovanile di Nea Dimokratia, il premier ha concesso una piccola apertura proponendo una ripresa parziale delle attività della Ert e ipotizzando la nomina di una commissione incaricata di richiamare al lavoro un piccolo numero di dipendenti per far ripartire "immediatamente" i programmi d'informazione. L'ipotesi, però, era stata respinta dai suoi alleati perché - a loro parere - non è molto diversa dalla posizione iniziale del governo. Inoltre il premier può contare sul fatto che i suoi alleati non sono in grado di tirare troppo la corda (anche se dicono di non aver paura delle elezioni) in quanto, sempre secondo i sondaggi, le preferenze dei greci a loro favore sono pericolosamente ferme vicino alla soglia del 3%, la soglia minima che permette l'ingresso in Parlamento.

21-08-2013 - Riapre in Grecia la nuova televisione pubblica a due mesi dalla chiusura di Ert.
La nuova televisione di Stato, denominata ‘‘Dt’‘, ovvero, Televisione Pubblica, ha cominciato a trasmettere i propri programmi a poco più di due mesi dalla controversa decisione del premier Samaras di chiudere la vecchia emittente Ert, denunciandone gli sprechi e i clientelismi e licenziandone i 2700 dipendenti. 

Pavlos Fissas, noto
 come Killah P.
21-09-2013 - Atene, ucciso a coltellate il rapper antifascista  Pavlos  Fissas, noto al pubblico come Killah P. Confessa l'omicidio il camionista Giorgos Roupakias, un estremista neonazista di Alba Dorata. 
La vittima aggredita all'uscita di un bar da un gruppo di 15 militanti della formazione neonazista al termine di una lite per motivi sportivi e politici. Pavlos Fissas è stato ucciso a coltellate martedì notte in un bar di Atene, nella zona del Pireo. L'aggressore, un militante di Alba Dorata, è stato arrestato dopo avere confessato il crimine. Il portavoce del partito neonazista greco, Ilias Kasidiaris ha subito preso le distanze dalla vicenda, parlando di «crimine odioso», negando un qualsiasi coinvolgimento del suo schieramento e minacciando querele. 
Pavlos Fissas, che militava nel gruppo di estrema sinistra "Antarsia", avrebbe avuto un diverbio con quello che è poi diventato il suo aggressore, in un caffè di Amfiali, nella zona di Keratsini (il Pireo), dove l'artista, 34 anni, stava guardando la partita di Champions League tra Olympiakos e Paris St Germain. 
Militante di Alba Dorata
 con bandiera
La lite tra i due sarebbe scoppiata proprio a proposito del match e si sarebbe poi trasformata in uno scontro politico. L'aggressore, un pregiudicato di 45 anni, avrebbe poi lasciato il locale per tornare poco dopo accompagnato da una quindicina di compagni: ha aspettato che Fissas uscisse dal bar per aggredirlo a colpi di coltello. Poco prima di morire in un ospedale della capitale greca, la vittima ha fatto in tempo a rivelare il nome del suo assassino alle forze dell'ordine. Le forze dell'ordine hanno effettuato delle perquisizioni nelle sedi di Alba Dorata di Leoforos Messogion e di via Deliyanni. Come riferisce il sito web Newsit.gr, all'operazione di polizia hanno partecipato anche due parlamentari del partito, Ilias Panayotaros e Christos Pappas.
Alba Dorata è entrata per la prima volta nel parlamento di Atene nella primavera dell'anno scorso,
conquistando il 7% dei suffragi. Secondo gli ultimi sondaggi ha attualmente un consenso che si aggira intorno al 12%.

29-09-2013 - Grecia, arrestato Nikos Mihaloliakos, leader di Alba Dorata.
Nikos Mihaloliakos, il leader del partito di estrema destra greco Alba Dorata, è stato arrestato insieme al portavoce Ilias Kassidiaris. con l'accusa di essere a capo di un organizzazione criminaleAlba Dorata ha invitato i militanti radunarsi davanti al quartiere generale della polizia. All'appello hanno risposto in più di un centinaio.

Nikos Mihaloliakos
RASSEGNA STAMPA:
LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DEL RAPPER ANTI-FASCISTA: "Nikos Mihaloliakos è accusato di essere a capo di un'organizzazione criminale". È quanto riferisce la polizia greca spiegando che sono 36 i mandati emessi nei confronti di deputati e esponenti della formazione xenofoba. Alcuni di loro sono ricercati. I fermi arrivano a pochi giorni dall'assassinio di, Pavlos Fyssas, un giovane anti-fascista ucciso per mano di un militante di Alba Dorata. I magistrati della Corte Suprema ellenica avrebbero scoperto prove attraverso le intercettazioni telefoniche che collegano l'omicidio del rapper alla formazione xenofoba. Venerdì scorso i 18 deputati del partito neo-nazista, entrato in Parlamento in primavera, avevano minacciato di dimettersi in massa. La tensione resta alta ad Atene: la Grecia rischia di andare alle elezioni anticipate. L'eventualità, che porterebbe a una nuova destabilizzazione per il Paese, potrebbe avvenire se i 18 deputati del partito di estrema destra Alba dorata decidessero di lasciare tutti insieme il parlamento, come ha minacciato di fare, il 27 settembre, il loro leader Nikos Michaloliakos: i neo-nazi avrebbero deciso di dimettersi dall'organo legislativo «per difendere l'onore del partito». Ma il governo di Atene ha replicato seccamente e per bocca del suo portavoce ha escluso qualsiasi ipotesi di elezioni ipotizzando solo, nel caso, nuove consultazioni in quei collegi rimasti 'orfani' del loro deputati. «La democrazia non si può ricattare», ha fatto sapere Simos Kedikoglou.
COLLOQUI CON LA TROIKA. Il tutto mentre ad Atene arrivano alle battute finali i negoziati fra governo e Troika (Ue, Bce e Fmi) in vista della riunione dell'Ecofin del 15 ottobre che dovrebbe dare il via libera all'assegnazione della tranche da 1,2 miliardi di aiuti alla Grecia.
Proprio la mattina del 28 settembre, infatti, prima di partire per gli Usa, il premier Antonis Samaras ha in programma di incontrare i rappresentanti della Troika, i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Clauss Masuch (Bce) e il danese Paul Tomsen tornati domenica 22 settembre ad Atene per verificare l'andamento del piano di risanamento dell'economia.
«ATTACCHI ILLEGALI». La minacciosa presa di posizione è venuta in seguito alle indagini aperte dalla magistratura su Alba dorata dopo l'omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas, 34 anni, ucciso a coltellate il 19 settembre ad Atene da un militante del gruppo neo-nazi, il camionista Giorgos Roupakias, 45 anni.
Il leader di Alba dorata ha il timore che le indagini dei giudici arrivino a dimostrare che il suo partito è un'organizzazione criminale e, parlando ai giornalisti in parlamento, ha lasciato aperta ogni eventualità non escludendo nemmeno le dimissioni di tutti i deputati del suo gruppo. Michaloliakos ha affermato: «Se il Paese entrasse in una nuova fase di destabilizzazione non sarà per colpa del partito ma per colpa di coloro che lo demonizzano e lo colpiscono in modo così sporco e illegale».
TENTATO GOLPE DEI RISERVISTI? Venerdì, 27 Settembre 2013. L'annuncio del capo di Alba Dorata arriva a poche ore dall'inquietante iniziativa del sindacato dei riservisti delle forze speciali dell'esercito (Keed) che, con un documento pubblicato sul proprio sito web, ha chiesto le dimissioni del governo di coalizione e la formazione di un nuovo esecutivo sotto la guida del presidente della Corte suprema, proprio come fecero i colonnelli nel 1967 con l'allora presidente dell'organo, Constantinos Kollas. 
Nella serata del 26 settembre, comunque, il Keed ha diffuso un altro comunicato in cui ha negato di avere intenzioni golpiste. Dal canto suo, il portavoce del governo Simos Kedikoglou, dopo aver definito la vicenda «seccante», ha affermato che «la maggior parte degli uomini che fanno parte delle forze armate è fedele alla democrazia».
IL CASO: 28/09/2013 - “E’ un’organizzazione criminale”. Grecia, decapitata Alba Dorata, arrestato il leader dell’ultra-destra. L'accusa: «Legami con l’omicidio del rapper». La Grecia decapita Alba Dorata, il partito filo nazista. Con una maxi retata scattata alle prime luci dell’alba con 36 ordini di arresto, sono finiti già in manette il leader Nikos Michaloliakos, alcuni parlamentari e membri di punta del partito. Con l’accusa di organizzazione criminale, un reato per il quale in Grecia non è prevista neanche la previa autorizzazione parlamentare alle manette ai deputati. Nel mirino di quello che rischia di trasformarsi in un nuovo fronte di alta tensione - con simpatizzanti già sotto la sede della polizia, pronti a manifestare - c’è il coinvolgimento nell'omicidio del rapper antifascista. Una vicenda che comunque - tenta di assicurare il Governo, alle prese proprio in queste ore nei negoziati finali con la troika per l’ultima tranche di aiuti - «non rischia di destabilizzare il paese», ha detto il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras. La maxi retata decisa stamani dalla Corte Suprema contro 36 esponenti o simpatizzanti di Chrysi Avgi’ (Alba Dorata) che ha portato già all’arresto del suo leader, del portavoce Ilias Kasidiaris e di altri 13 fra deputati e membri con l’accusa di aver costituito un’organizzazione criminale, è ancora in corso. Gli arresti sono scattati dopo che il procuratore della Corte Suprema Charalambos Vourliotis aveva emesso all’alba i relativi mandati legati alle indagini sull’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas, avvenuto il 17 settembre per mano del militante neo-nazi Georgos Roupakias. Proprio ieri, inoltre, Michaloliakos aveva minacciato le dimissioni in massa dei suoi 18 deputati dal Parlamento per costringere il Paese alle urne anticipate che sarebbero disastrose nel momento in cui Atene sta negoziando con la troika ulteriori aiuti. Con Michaloliakos, nella cui casa la polizia ha trovato tre pistole non denunciate, sono stati arrestati anche i deputati Ilias Panagiotaros e Ioannis Lagos oltre a Nikos Patelis, il responsabile della sezione di Alba Dorata di Nikeia, il quartiere ateniese dove è stato ucciso Fyssas. Ricercati anche i due deputati Christos Pappas e Nichos Michos e alcuni funzionari di polizia che sarebbero stati conniventi con i neo-nazi. Tra le accuse anche quella di omicidio, aggressione, lesioni gravi, ricatti e riciclaggio di denaro. I mandati di arresto si basano su intercettazioni telefoniche su cellulari da cui sarebbero emersi collegamenti del partito con l’omicidio di Fyssas. Nel frattempo, oltre un centinaio di militanti del partito si sono minacciosamente radunati davanti all'edificio dove ha sede il quartier generale della polizia di Atene, in Viale Alexandra, e all’interno del quale - al dodicesimo piano - sono in corso gli interrogatori degli arrestati.

01-11-2013 - Attacco alla sede di Alba Dorata, 2 morti e 1 ferito. I tre sono stati colpiti da due persone a bordo di una motocicletta mentre si trovavano davanti alla sezione di Alba Dorata. La polizia parla di "un'azione terroristica e non una resa dei conti" contro la formazione filo-nazista.

4-05-2014 - Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, si candida alla presidenza della Commissione Ue per la
Alexis Tsipras,
leader di Syriza
Sinistra europea.

RASSEGNA STAMPA: Alessandro Franzi da http://www.linkiesta.it/tsipras
ATENE - Non è l’Europa delle patrie, che i contestatori di sinistra dell’attuale Unione vogliono. Perché dicono che la soluzione dei mali dell’eurozona non arriverà dalla scontro tra Nord e Sud o tra nazioni che pensano solo ai loro interessi «coma già fa il governo tedesco». Ma è un’Europa in cui si realizza «la resistenza sociale», quella che invocano partiti in forte ascesa come Syriza in Grecia, che potrebbe avere un rilevante seguito politico anche a Strasburgo dopo le elezioni europee del 25 maggio. Un’Europa nella quale «deve esserci un movimento in grado di unire tutti i lavoratori, del Nord e del Sud, contro la supremazia del capitale e dei mercati», senza chiedere necessariamente l’uscita dall’euro. A spiegarla così, qualche mese fa, è stato lo stesso leader di Syriza, Alexis Tsipras, che ora è candidato alla presidenza della Commissione Ue per la Sinistra europea, alleanza che in parte già realizza quella solidarietà transnazionale auspicata a livello sociale. Tsipras è un politico non ancora quarantenne diventato simbolo di speranza per quella generazione senza lavoro che non trova differenze fra la socialdemocrazia e la destra, ma anche per quella che è cresciuta nei valori della Resistenza. Persino una parte di borghesia moderata che non si sente più rappresentata dai partiti tradizionali potrebbe dargli il voto. Il leader della sinistra radicale greca militava fra i giovani comunisti quando il Muro di Berlino cadeva e ha forgiato la sua capacità di mobilitazione negli anni della dura contestazione no-global: a Genova, nel 2001, in strada contro il G8 doveva esserci anche lui, ma coi suoi compagni fu respinto dalla polizia italiana al porto di Ancona. Dieci anni più tardi, ormai diventato personaggio pubblico, ha iniziato a essere bollato come un «pericolo» dai suoi avversari, fra cui la cancelliera Merkel. Sono i numeri però a dire che il segnale che accompagna l’ascesa di Tsipras e del suo partito non è da minimizzare anche se ancora da mettere alla prova. Perché quella che era una coalizione di varie forze di ispirazione eurocomunista-trotskista-maoista-socialista-ecologista prima in perenne conflitto fra loro è oggi potenzialmente il primo partito della Grecia. Come se tutto quanto c’è oggi a sinistra del Pd in Italia potesse avere la forza di formare un governo.
Syriza, che nel 2012 è diventata il secondo partito, è data mediamente al 26,2% nei sondaggi e potrebbe ottenere 6 seggi su 22 in palio al Parlamento Ue: cinque anni fa prese il 4,7%. È davanti ai conservatori di Nuova Democrazia del premier Antonis Samaras, al 24,5% (6 seggi), e si attesta ben oltre i socialisti del Pasok al governo col centrodestra, che prima della crisi nel 2009 avevano il 44% e sono scesi al 6,8% nei sondaggi (un solo seggio).
Tsipras, presentando martedì ad Atene i suoi candidati, ha giudicato le Europee come un referendum sul governo di grande coalizione, pronto a chiederne le dimissioni e candidarsi primo ministro. Ma tutte le sue mosse hanno, per forza del destino, l’Europa sullo sfondo. Syriza vuole bloccare il Memorandum con cui la Grecia si è impegnata a realizzare le politiche di austerity che non l’hanno portata fuori dalla recessione. Vuole che sia convocato un Consiglio europeo straordinario per rinegoziare il debito, «come per la Germania nel dopoguerra» e realizzare un “New Deal europeo”: i debiti si pagano solo quando l’economia cresce. E poi chiederà che ci sia una politica sociale europea che metta al centro le persone, che «tolga privilegi» anche fiscali alle élite.
Parole che offrono un messaggio alternativo ai cittadini greci abbattuti dalla crisi e che sembrano pronti ad affidarsi a un partito che non ha esperienza di governo e non è disposto a fare accordi al ribasso nemmeno con il Pasok. In Grecia i disoccupati sono quasi il 28% e la percentuale si avvicina al 60 nel caso dei giovani. Giovedì, per il primo maggio, si sono fermati tutti i lavoratori del settore marittimo, che temono la svendita del settore nazionale più forte. Il giorno prima, la protesta degli ambulanti che hanno regalato frutta e verdura in centro Atene ha fatto accalcare centinaia di persone attono ai banchi. C’è un problema politico, ma anche di miseria. E quello di Syriza, almeno sulla carta, può essere un esempio per le sinistre di altri Paesi: un successo alle Europee potrebbe dare un contenitore politico più attraente a certe idee radicali.
In Italia è nata una lista che porta il nome del leader greco, la media dei sondaggi la dà attorno al 4%: «L’altra Europa con Tsipras» unisce tutta quella parte di schieramento politico che non si riconosce nel Pd, come Sel e Rifondazione, aperta anche a movimenti e associazioni. Tsipras, alle Europee, è sostenuto fra gli altri dalla Linke tedesca (sondaggi, 8,5%), dal Front de Gauche francese (7,8%), dalla spagnola Izquierda Unida (11,8). Nel complesso, emerge che il gruppo Gue della sinistra radicale potrebbe essere il terzo del Parlamento europeo, dopo Popolari e/o Socialisti. Una presenza potenzialmente molto influente e che si aggiunge, tanto per capirsi, a quella consistente che si prepara a destra attorno alle idee di Marine Le Pen o di Nigel Farage. Mondi diversissimi, avversari viscerali specie sull’immigrazione contro la quale Syriza non si rivolge, ma estrema destra e sinistra radicale stanno contestando “a tenaglia” questa Europa. Facendo entrambi appello al popolo come autentica fonte di legittimità. E proponendosi come alternativa unica ai partiti tradizionali che non godono più di grande fiducia.
Cartina geografica dell'Europa fisica
Clicca sull'immagine per ingrandirla 
«Sappiamo che la Grecia è stata scelta come Paese cavia per sperimentare le politiche ultra-liberiste. Bene, ora può essere la cavia di un cambiamento radicale da sinistra», ci spiega Vassili Moulopoulos, ex vicedirettore dell’autorevole quotidiano To Vima, poi portavoce di Syriza e oggi deputato, accogliendoci nella sede del giornale del partito, Avgì. Una quarantina di giornalisti, in un palazzo anonimo nel centro di Atene vicino a piazza Omonia, redazione d’altri tempi. Pile di giornali anche ingialliti ingombrano scrivanie pesanti e debordano dagli scaffali che si contendono il poco spazio sui muri con manifesti, appunti, vignette. I computer, non certo nuovissimi, sbuffano. Ma c’è adrenalina. «Alla soglia del potere, tutti leggono le nostre pagine con la lente d’ingrandimento», finge di scherzare il direttore Nikos Filis. E poi ci sono i lettori: «I nostri chiedono più degli altri, perché sono attenti a quello che si scrive, leggono anche gli altri giornali, internet. E se fanno critiche, le fanno feroci».

Carta dell'Unione Europea nel 2014
con le bandiere dei 28 stati membri:
Belgio, Germania, Francia, Italia,
Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca,
rlanda, Regno Unito, Grecia, Spagna,
 Portogallo, Austria,  Finlandia, Svezia,
 Repubblica Ceca, Estonia, Cipro,
 Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta,
 Polonia, Slovenia, Slovacchia,
Bulgaria, Romania e Croazia.
Legenda degli stati membri,
dei candidati a esserlo,
adesioni congelate,
 rifiutate da cittadini o Ue. 
09-12-2014 - Ondata di vendite sulla Borsa di Atene, che ha chiuso con un ribasso del 12,78%, affossata dagli storni sui titoli bancari. Per il listino greco è la peggior performance da 27 anni.
La Borsa di Atene.
Le tensioni sono tornate a tenere banco dopo la decisione del primo ministro Antonis Samaras di anticipare l’elezione del nuovo capo dello Stato entro questo mese. Una mossa che alimenta i rischi di elezioni anticipate. Nel caso il suo candidato venisse sconfitto (Samaras non ha ancora designato un nome per succedere al presidente Karolos Papoulias) il premier sarebbe di fatto costretto a indire elezioni politiche generali che, prevedibilmente, porterebbero alla vittoria dell’estrema sinistra di Syriza (stando ai sondaggi il primo partito del Paese) contraria al commissariamento della Troika.
L’annuncio a sorpresa è giunto ieri sera poco dopo la decisione dei ministri delle Finanze europei, riuniti a Bruxelles, di approvare una proroga di due mesi al piano di salvataggio della Grecia.

26-1-2015 - La Grecia ha svoltato decisamente a Sinistra.

Tsipras esulta per la sua vittoria
Rassegna Stampa: da http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO
/ESTERI/ grecia_syriza_tsipras/notizie/1143805.shtml
Lunedì 26 Gennaio 2015: Grecia, trionfa Tsipras, Syriza sopra il 36%, accordo con l'Anel (Greci Indipendenti) per una coalizione di governo
Il partito di sinistra di Alexis Tsipras, che ha basato la sua campagna elettorale sul no all'austerity e sulla richiesta di rinegoziare il debito greco con i creditori internazionali, ha vinto le elezioni politiche. «Il partito Greci Indipendenti sosterrà il governo che sarà formato dal presidente incaricato Tsipras. Da questo momento il Paese ha dunzue un nuovo governo». È quanto ha dichiarato Panos Kammenos, il leader del partito Greci Indipendenti (Anel, di destra) uscendo dall'incontro di un'ora avuto con Alexis Tsipras.
Con il 99,81% dei voti scrutinati, il partito di sinistra radicale Syriza ha ottenuto il 36,34% e 149 seggi, mentre Nea Dimokratia (ND, centro-destra) il 27,81% e 76 seggi. Al terzo posto si è piazzato il partito di estrema destra Chrysi Avghì (Alba Dorata) con il 6,28% e 17 seggi. Seguono nell'ordine To Potàmi (Il Fiume, centro-sinistra) con il 6,05% con 17 seggi, il Partito Comunista di Grecia con il 5,47% e 15 seggi, Greci Indipendenti (Anel) con il 4,75% e 13 seggi e il Pasok (socialista) con il 4,68% e 13 seggi.
Tsipras oggi sarà ricevuto dal presidente della Repubblica Karolos Papoulias che gli conferirà l'incarico di formare il governo. Prima dell'incontro con il capo dello Stato, Kammenos dovrà fare una dichiarazione pubblica di sostegno al governo che sarà formato da Tsipras per dargli la cosiddetta «maggioranza dichiarata» prevista dalla Costituzione greca. Il giuramento del nuovo governo potrebbe avvenire martedì pomeriggio o mercoledì mattina. Secondo i media non è prevista una collaborazione di Theodorakis con il governo Syriza-Anel, ma non si esclude che voti la fiducia al governo. In questo caso il nuovo esecutivo disporrebbe in Parlamento di una maggioranza di 178 deputati.
L'esultanza di Alexis Tsipras. «Oggi il popolo greco ha fatto la storia». Sono state le prime parole di Tsipras dopo i risultati del voto. «Chiudiamo il circolo vizioso dell'austerità», ha aggiunto. «I greci hanno mostrato la strada del cambiamento all'Europa», ha detto ancora Tsipras, parlando di «nuova Europa basata sulla solidarietà» e definendo la troika «una cosa del passato. Il voto contro l'austerità è stato forte e chiaro». «Voglio rassicurarvi che il nuovo governo greco sarà pronto a collaborare con tutti gli amici europei» per far «ritornare l'Europa nella stabilità e nella crescita», ha poi sottolineato il leader di Siryza. «Cittadini di Atene, la Grecia oggi ha voltato pagina», ha insistito il premier greco in pectore davanti all'Università di Atene, tra le urla di migliaia di persone che lo aspettavano. «È tornata la speranza, la dignità, l'ottimismo». Tsipras ha ringraziato le delegazioni di tutta Europa venite a sostenere i greci: «È una cosa senza precedenti».
Il trionfo di Siryza potrebbe avere un effetto sismico sulle politiche economiche dell'Ue e persino sull'intero percorso europeo nei prossimi anni. «La Speranza ha vinto», ha scritto Syriza sull'account Twitter del partito, cambiando il vincente slogan pre-elettorale «La Speranza arriva». Il voto respinge seccamente le politiche del rigore, che dall'inizio della crisi e soprattutto dalla firma del Memorandum tra Grecia e troika hanno fallito nel loro obiettivo di creare sviluppo e occupazione, volute dal governo del premier Samaras, con il sostegno del Pasok di Evangelos Venizelos. Che ora vedono ombre nere sul proprio futuro politico.
«È una vittoria storica. È la vittoria del popolo che si è mobilitato contro l'austerità». È questo uno dei primo commenti dei responsabili di Syriza raccolto dalla stampa presente al quartier generale di Tsipras. Il premier greco uscente Samaras ha chiamato Tsipras per riconoscere la sua sconfitta e congratularsi per la vittoria.
Matteo Renzi, secondo quanto riferito all'emittente privata Mega Tv da un parlamentare di Syriza, è stato il primo rappresentante di un governo straniero a congratularsi con Tsipras, subito dopo la pubblicazione degli exit poll. Ma fonti di Palazzo Chigi hanno smentito. «Siamo convinti che Tsipras saprà sfruttare al meglio il risultato elettorale raggiunto, per il bene della Grecia e per consolidare in Europa il percorso per la crescita cui ha lavorato il governo Renzi in questi mesi», afferma la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani.
Alba Dorata, il partito xenofobo di aperte simpatie naziste, nonostante abbia tutta la sua leadership in carcere (dove ha votato) e sia stato sconquassato da inchieste penali per aver costituito un'organizzazione criminale, conquista abbastanza voti da diventare la terza forza del Paese. Se si dovesse arrivare alla necessità di creare una coalizione, e fallissero i tentativi di Syriza e Nea Demokratia, la palla passerebbe a Nikos Michaloliakos (tuttora detenuto). Il presidente Karolos Papoulias, fanno sapere fonti informate, in quel caso gli darebbe l'incarico per telefono. Resta fuori dal parlamento il Movimento dei socialisti democratici (Kinima) dell'ex premier Giorgos Papandreou (che a caldo dice che «nessun partito, anche se ha la maggioranza assoluta, può affrontare questa crisi da solo»), mentre emerge tra i possibili partner di Syriza anche il partito Potami, che con il suo leader Stavros Theodorakis condivide il rigetto del Memorandum, ma poco altro. Prima del voto anche i socialisti del Pasok (poco sotto il 5%) avevano segnalato disponibilità condizionata a entrare in una coalizione. Se venissero confermati i risultati, Syriza guadagnerebbe 10 punti percentuali rispetto alle elezioni politiche del 2012, quando ottenne il 26.89%, piazzandosi come secondo partito dietro Nea Dimokratia. Proprio il partito di centrodestra dell'attuale premier scenderebbe invece dal 29.66% del 2012 alla forbice attuale compresa tra il 23 e il 27%. Alleandosi con Syriza, il partito di centro sinistra To Potàmi (il Fiume), marcatamente europeista, potrebbe rappresentare l'ago della bilancia per la costituzione di un governo di coalizione in questo cruciale momento della politica greca. To Potàmi non ha neanche un anno di vita ma ha già bruciato importanti tappe: fondato il 26 febbraio del 2014 da Stavros Theodorakis, 52 anni, noto giornalista investigativo (divenuto popolarissimo con la trasmissione "Protagonisti" condotta prima sulla Tv statale greca e poi sull'emittente privata Mega), alle europee ha ricevuto a sorpresa il 6,61% delle preferenze e ottenuto due eurodeputati aderendo poi al gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici. «Il popolo greco ha deciso chiaramente di dire basta all'austerità e ai diktat della Troika, chiedendo un nuovo governo capace di portare avanti politiche miranti alla crescita e a una maggiore giustizia sociale. A questo punto, la rinegoziazione del debito Greco, e in particolare l'estensione dei termini del programma di rientro, non deve essere più considerata come un tabu». Lo afferma Gianni Pittella, presidente del gruppo dei Socialisti europei al Parlamento europeo.
Il voto dei quasi dieci milioni di greci chiamati è destinato a avere forti riflessi su tutta l'Unione euroea. Tsipras, l'uomo che nel 2004 ha unito la frammentata sinistra greca in un partito, ha convinto gran parte dei greci, schiacciati dalla crisi economica, che il tempo dell'austerità debba finire.
Uno stop ai sacrifici che però contiene anche e soprattutto il rigetto degli accordi stretti tra il suo predecessore, il conservatore Samaras, e i creditori internazionali. E che per questo genera preoccupazione tra i fautori europei del rigore, favorevoli a una continuazione dell'attuale fase politica. Una vittoria della sinistra, dicono, potrebbe mandare la Grecia al fallimento e farla uscire dall'Eurozona. Un'ipotesi però smentita seccamente dallo stesso Tsipras, che pensa che si possa arrivare a un accordo ragionevole.
Tsipras, 40 anni, ingegnere civile ed ex esponente del partito comunista Kke, diventato noto in Grecia quando si è candidato senza successo come sindaco di Atene nel 2006. Inizialmente seguito soprattutto dall'elettorato giovanile, è riuscito poi ad allargare i consensi ai ceti più colpiti dalla crisi.
Sulle elezioni greche c'è anche un occhio italiano particolarmente interessato: quello della "Brigata Kalimera", un nutrito gruppo di oltre 250 persone composto da varie anime della sinistra italiana, giunta ad Atene per sostenere Syriza. Ma anche per imparare ed eventualmente usare anche in Italia la 'ricetta Tsipras' per una sinistra di massa e vincente.
Chi sono i «Greci indipendenti», la destra che si è alleata a Tsipras?
Panos Kammenos
È una delle sorprese alle elezioni: l’accordo con Syriza sembra innaturale, ma i due movimenti, distanti ideologicamente, sono uniti dal «no» all’austerità
Fino a poco tempo fa, fuori dalla Grecia, in pochi avevano dimestichezza con il partito Aneksartitoi Ellines (Greci indipendenti), un gruppo della destra nazionalista che potremmo definire figlio della grande crisi che ha travolto il Paese. Oggi tutti vogliono sapere chi è e da dove nasce questa giovanissima forza politica che ha già fatto l’accordo di governo con Alexis Tsipras. Creando insomma un’alleanza bizzarra, anzi innaturale, e mettendo accanto nel nuovo abbraccio due forze politiche distanti ma unite soltanto da un imperativo: no al “memorandum”, cioè al patto con la troika, composta da Fondo Monetario, Banca centrale europea e Ue. Patto che significa in sostanza tagli, sacrifici e austerità.
Contro Alba Dorata - Prima della crisi il futuro fondatore di «Greci Indipendenti», Panos Kammenos, era un esponente della destra conservatrice di Nuova democrazia, il partito di governo che ha anche un’importante componente liberale. Alle misure draconiane, Kammenos ha detto subito no, lasciando intendere che, in questa battaglia, avrebbe cercato alleati senza guardare alle etichette. «Greci indipendenti» calamita nazionalisti, imprenditori, uomini d’affari cui l’Ue e i suoi vincoli vanno stretti, e chiede controlli sull’immigrazione. Certo «Greci indipendenti» non ha alcun rapporto con gli estremisti neonazisti di «Alba dorata», che rappresentano il terzo partito del Paese. Alcuni leader di «Alba dorata» si trovano in carcere e Kammenos, assieme ad altri deputati, non votò la revoca dell’immunità parlamentare. A parte storie personali di ambizioni e di potere, si può dire che l’innaturale coalizione di governo ha una spiegazione e un retroscena. La spiegazione è il superamento (quantomeno l’annebbiamento) delle vecchie barriere ideologiche.
Il retroscena - Il retroscena è che Kammenos, che non ama di certo il leader di Nuova democrazia e premier uscente Antonis Samaras, si è rifiutato di votare e far votare il candidato-presidente della Repubblica Stavros Dimas. Lo ha fatto, dicono i maligni, perchè era già d’accordo segretamente con Tsipras per una coalizione dopo il voto. E’ accaduto proprio così. C’è chi, come lo scrittore di sinistra Petros Markaris, si è allontanato da Syriza prima del voto, proprio a causa di queste contiguità con la destra nazionalista. L’ha dichiarato, prima delle elezioni all’inviato del Corriere Andrea Nicastro. E’ la prova che non saranno pochi i mal di pancia nel mondo della sinistra radicale greca.                                                                Di Antonio Ferrari.

Il fotogramma falsato
19-03-2015 - Jon Böhmermann, presentatore del talkshow satirico "Neo Magazine Royale" della tv tedesca Zdf,  ha confessato pubblicamente che il video che ritrae il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis mentre mostra il dito medio alla Germania, è un falso. Secondo la confessione I fotogrammi con il gesto sono stati inseriti filmando un attore.

26-06-2015 - Posto dinanzi all’alternativa drammatica tra rifiutare l’ultima proposta - quasi un ultimatum - dei creditori internazionali e sottoscriverla, affrontando una tempesta nel partito e nel governo, Alexis Tsipras, dopo una riunione dei ministri convocata frettolosamente al ritorno dall’ennesimo, inconcludente negoziato a Bruxelles con i partner europei, la Bce e il Fmi,  ha annunciato un referendum per il 5 luglio. La domanda della consultazione popolare non sarà sulla permanenza dell’euro ma sull’accettazione dell’ultimo piano proposto dai creditori.
Ma l’Eurogruppo non ci sta e rifiuta la richiesta del governo greco di estendere l’attuale programma di salvataggio oltre il 30 giugno. «Il programma di aiuti internazionali alla Grecia finirà martedì sera», lo ha detto Jeroen Dijsselbloem, che ha aggiunto: «Siamo determinati a mantenere la credibilità dell’eurozona».
Jeroen Dijsselbloem.
Dal 15 novembre 2012, Dijsselbloem è il ministro delle finanze dei Paesi Bassi e fa parte del secondo governo guidato dal premier Mark Rutte. Dal 21 gennaio 2013 è anche il presidente dell'Eurogruppo, il comitato dei ministri delle finanze dell'Eurozona, costituita dagli stati dell'Unione europea che hanno adottato l'Euro come moneta ufficiale, succedendo nell'incarico a Jean-Claude Juncker. Il 1º febbraio 2013 ha guidato la nazionalizzazione dell'ente finanziario olandese SNS Reaal, prevenendone la bancarotta. Gli azionisti e creditori sono stati espropriati dei titoli senza compensazione e le altre banche nazionali hanno dovuto contribuire al salvataggio con cifre fino a un miliardo di euro.
Nel marzo 2013 Dijsselbloem è stato a capo dei negoziati per la gestione della "Crisi finanziaria di Cipro", nella condotta della quale si è attirato critiche per aver creato un precedente, forzando il prelievo dai depositi bancari come parte del salvataggio delle banche. A commento della sua scelta ha dichiarato "Sono abbastanza fiducioso che i mercati vedranno questo come un approccio ragionevole, molto contenuto e diretto, invece di un approccio più generale ... obbligherà tutte le istituzioni finanziarie, così come gli investitori, a pensare ai rischi che corrono, perché ora dovranno rendersi conto che si può anche far loro del male". Ha dichiarato intorno al 24 marzo 2013 al Financial Times e alla Reuters che il salvataggio di Cipro è stata un modello per la risoluzione dei rischi di bancarotta per i sistemi bancari, ma il 26 marzo 2013 si è contraddetto dichiarando che Cipro non è stato un modello. Dall'inizio del 2015, è impegnato nelle trattative per la gestione della crisi del debito greco e ha respinto nel mese di febbraio la richiesta del ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis di indire una conferenza tra tutti i paesi europei per la ristrutturazione del debito, rivendicando la gestione delle trattative al solo eurogruppo che presiede.
Yanis Varoufakis.
Non si è fatto attendere il commento del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che ha evidenziato come il rifiuto dell’Eurogruppo di concedere alla Grecia un’estensione del programma di aiuti per permettere al popolo greco di esprimersi sulla proposta di accordo è grave e danneggia la credibilità dell’Eurogruppo stesso. «Ho paura che questi danni saranno permanenti», ha aggiunto. E ancora: «Il referendum non è sull’euro. Sarebbe un grande contributo per l’Europa se si mettesse fine alle recriminazioni e a puntare il dito gli uni contro gli altri. L’ultima parola sulla proposta dell’Eurogruppo spetta al popolo greco, non al governo». La riunione a Bruxelles è ripresa senza la Grecia.
Al termine dell’incontro Dijsselbloem ha precisato che Varoufakis è uscito dall’Eurogruppo di sua volontà e che in negoziati non erano terminati. 

27-06-2015 - In serata inoltrata il Parlamento greco ha approvato il referendum e Tsipras ha chiesto di votarenoper respingere «l’insulto» ricevuto dai creditori. «Il momento della verità per loro è venuto, il momento di quando vedranno che la Grecia non si arrenderà, che la Grecia non è un gioco cui si può mettere fine. Sono certo che il popolo greco sarà all’altezza delle storiche circostanze ed emetterà un forte no all’ultimatim». 
Alexis Tsipras.
«Il popolo greco sopravviverà». È quanto avrebbe dichiarato il primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, durante una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presidente francese, François Hollande, secondo quanto riferiscono alla Reuters fonti del governo di Atene. «Il valore sommo è la democrazia», avrebbe aggiunto Tsipras. «Qualunque decisione l’Eurogruppo prenderà, il popolo greco la settimana prossima avrà ossigeno e sopravviverà», avrebbe dichiarato Tsipras, «la democrazia è un valore supremo in Grecia e il referendum si terrà qualunque cosa l’Eurogruppo decida».
In precedenza Varoufakis aveva detto che la possibilità che la Grecia vada o meno in default sugli 1,6 miliardi di euro da versare al Fondo Monetario Internazionale entro il 30 giugno dipende dalla «flessibilità» dei creditori. Il ministro aveva quindi chiesto la restituzione degli 1,9 miliardi di euro di interessi che la Bce ha maturato sui bond greci detenuti così da poter rimborsare l’istituto di Washington.
Per "La Grecia non vuole più subire l'austerità autoritaria e violenta impostale da UE e Fmi" clicca QUI

06-07-2015 - Referendum Grecia: "No" al 61,31%. Varoufakis, visto come figura ostile dalla omissione Europea, si dimette per aiutare Tsipras.
Risultati del referendum greco sull'accettare la politica
di austerità imposta dall'UE in cambio degli aiuti.
Da https://www.agi.it/estero/notizie/referendum-grecia-trionfa-il-no-varoufakisvia-per-aiutare-tsipras. (AGI) - Roma, 6 lug. - La Grecia dice un fortissimo "no" al piano dei creditori di Atene: il 61,31% degli elettori ha votato contro il 38,69% dei "si". Sono i dati finali, diffusi dal ministero dell'Interno greco al termine dello spoglio delle schede. Un risultato netto che sembra chiudere le porte all'accordo e aprire uno scenario che potrebbe portare la Grecia a uscire dall'euro. E oggi, a sorpresa, arriva la svolta "europeista" di Tsipras: se ne va il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, autentico 'nemico' dei creditori e artefice della rottura. Varoufakis ha rassegnato le dimissioni annunciandolo sui social network. Sul suo profilo Twitter il ministro ha scritto: "Minister No More! Mi dimetto per favorire un accordo. Poi, in un post sul suo blog, Varoufakis ha spiegato di aver lasciato l'incarico per consentire al primo ministro, Alexis Tsipras, di stringere piu' facilmente un accordo con i creditori. "Subito dopo l'annuncio dei risultati del referendum, sono stato informato di una certa preferenza di alcuni membri dell'Eurogruppo e di 'partner' assortiti per una mia... 'assenza' dai loro vertici, un'idea che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per consentirgli di raggiungere un'intesa", scrive Varoufakis, "per questa ragione oggi lascio il ministero delle Finanze". "Considero mio dovere aiutare Alexis Tsipras a sfruttare come ritiene opportuno il capitale che il popolo greco ci ha garantito con il referendum di ieri", ha aggiunto l'ex ministro, "e portero' con orgoglio il disgusto dei creditori". Ieri sera, subito dopo la vittoria del 'no' al referendum, il ministro delle Finanze greco, Yannis Varoufakis, aveva dichiarato: "In questi 5 mesi i nostri creditori hanno rifiutato ogni proposta di discussione, volevano umiliarci. Da domani, grazie a questo bel no chiameremo i nostri partner per trovare un terreno comune". "Volevano colpirci - ha aggiunto - per la nostra resistenza alle loro proposte inaccettabili. Questo era l'obiettivo del loro ultimatum del 21 giugno, che noi abbiamo rimandato indietro con questo voto. Da domani con questo tenderemo una mano per collaborare con i nostri partner e chiameremo ognuno di loro per ricercare un terreno comune di incontro e per trovare una soluzione che sia favorevole ad entrambe le parti". Dal canto suo, Alexis Tsipras aveva dichiarato in tv: "Da domani la Grecia tornera' al tavolo delle trattative". Il premier greco, in un intervento televisivo aveva indicato tre priorita': il funzionamento delle banche, un programma di riforme basato sull'equita' e la questione del debito, cosi' come l'ha recentemente impostata il Fmi. "La nostra priorita' e' un velocissimo riordino del sistema bancario - ha detto Tsipras - e la stabilita' economica. La Bce deve tener presente la situazione sociale e umana del nostro Paese". Inoltre "noi vogliamo continuare le trattative presentando un programma di riforme basate sulla giustizia sociale". "Sul tavolo negoziale dovra' poi esserci anche la questione del debito, specie dopo il rapporto del Fmi nel quele si dice che occorre riarticolare la questione del debito, perche ci sia un'uscita dalla crisi non solo per la Grecia ma anche per l'Europa".

31-07-2015 - Tsipras si arrende all'Ue. L'eventualità di una Grexit, l’uscita della Grecia dell’Eurozona, mantiene l’opinione pubblica europea con il fiato sospeso fino a quando Alexis Tsipras non decide di sconfessare l’esito del referendum del 6 luglio, accettando il nuovo pacchetto di aiuti dei creditori a patto di approfondire le misure di austerità e scartando quindi la possibilità, da lui invero mai contemplata, di collocarsi al di fuori della moneta unica.
Per i greci l’idea di Europa non è mai stata messa in discussione (il che ha radici nell’esasperato bisogno di mantenere la cultura ellenica aggrappata a quella europea e di conservare un’alterità rispetto ai vicini balcanici) e l'eventuale Grexit sarebbe stata una rottura effettuata da sinistra, sull’ondata di una contestazione radicale delle misure di austerità e dell’Europa delle banche.
Tsipras non impugna così il risultato del referendum al fine di convincere l'Ue a non proseguire sulla strada dell'austerità e accetta le condizioni di "austerità calmierata" impostegli in cambio di aiuti economici che non risolveranno certo i problemi del popolo greco, ma serviranno a pagare parte dei debiti contratti con l'Ue e con il FMI. Ma non c'è niente di "calmierato" nel programma di austerità imposto dalla troika su Tsipras e sull'economia e società greca: l'aumento dell'Iva sulla maggior parte dei beni, l'aumento delle tasse sul commercio, la richiesta che tutte le piccole imprese paghino le imposte relative al commercio con un anno di anticipo, i tagli sulle pensioni supplementari, i licenziamenti di massa negli aeroporti regionali... tutte queste misure orrende garantiscono un'accelerazione della crisi del debito e della deflazione. Inoltre, fra le tante spoliazioni, il porto del Pireo è cinese e il Partenone di Atene non appartiene più ai greci.

19-03-2016 - Varoufakis è intervistato a Roma. Da http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/19/news/parla_varoufakis_diem25_un_movimento_per_superare_il_fallimento_dell_europa_-135819322/. La crisi greca non è finita, anzi. "Tsipras sta percorrendo un vicolo cieco e lui lo sa benissimo", assicura l'ex ministro all'Economia greco Yanis Varoufakis. È in Italia per il lancio ufficiale del Diem25, a Roma, mercoledì prossimo. In collegamento ci saranno Bernie Sanders e Julian Assange, tra gli altri. Se il movimento riuscirà a cambiare le sorti della politica europea non lo sa nessuno, di sicuro la sua intenzione è bypassare l'attuale sinistra. In Italia, per dire, le chiavi le ha affidate al 31enne Lorenzo Marsili, fondatore di Europe Alternatives. Come e perché è nato Diem25? È un partito? "L'idea è nata l'estate scorsa, subito dopo la disfatta della "primavera ateniese" e l'eclatante fallimento dell'Europa nel rispondere in modo unito ed umano alla crisi dei rifugiati. In questo contesto, vogliamo essere la risposta collettiva che migliaia di europei oppongono al palese stato di disintegrazione dell'Unione Europea, una disintegrazione che gioverà solo alla misantropia, al razzismo e al nazionalismo reazionario. L'unica risposta possibile per evitare un epilogo del genere è democratizzare le istituzioni della Ue tramite la formazione di un movimento transnazionale e pan-europeo, che spinga i cittadini democratici provenienti da ogni nazione e partito ad unirsi ed agire insieme".
Ma vi sentite ancora con Tsipras? "No. Non credo che avrebbe molto da dirmi. Detto questo, sono felice di poter dire che non abbiamo mai interrotto i rapporti, o litigato. È molto importante per me che tra compagni si mantenga una relazione umana e civile anche quando le divergenze sono feroci".
Se Tsipras le chiedesse di tornare a fare il ministro accetterebbe? "Lei capisce, sicuramente, che una tale richiesta da parte di Tsipras significherebbe un radicale rifiuto da parte del governo greco dei termini di resa firmati il 31 luglio 2015...".



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